Simone Micheli e il mondo dell’accoglienza: dalle sue prime progettazioni a oggi. Intervista all'artista, un approfondimento sulla sua espressività professionale - dai master plan al design, dagli spazi per la collettività a quelli per l’accoglienza, dall' attenzione all’ambiente e il rapporto con i materiali ecocompatibili alla tecnologia dei materiali.

La sua attività professionale si articola in diversi  settori, che vanno dai master plan al design.  Tante sue realizzazioni hanno avuto per oggetto  spazi per la collettività e l’accoglienza. Come  si sta evolvendo, secondo lei, l’architettura delle  strutture ricettive? 

L’evoluzione che negli ultimi anni ha colpito il settore  dell’ospitalità e dell’accoglienza è sorprendente!  Oggi questi luoghi, infatti, combinano e mixano sempre  di più le loro funzioni e le loro capacità, trasformandosi  spazi ibridi ed interattivi, abili nel rispondere in maniera  personale e perfettamente soddisfacente alla mutate  esigenze dell’uomo contemporaneo.

Fondamentale  il ruolo dell’elemento tecnologico che, silente, diviene  l’indispensabile linfa vitale di ciascun progetto. Non più  una suddivisione in compartimenti stagni di aree e funzionalità  ma luoghi cangianti e dinamici. L’attenzione  verso il risparmio energetico e il rispetto verso l’ambiente  che ci circonda sono diventati canoni imprescindibili  non soltanto di questo settore ma di tutti i processi progettuali.  L’innovazione è il principio che guida lo sviluppo  di nuove idee e pensieri, è necessario non cessare  mai di volgere lo sguardo oltre la linea dell’orizzonte! Le  architetture per vincere le nuove battaglie commerciali  dovranno, inoltre, sempre più caratterizzarsi come vere  e proprie opere d’arte. 


Simone Micheli e il mondo dell’accoglienza:  dalle sue prime progettazioni a oggi come è  cambiato il suo modo di intendere e progettare  un albergo? 

Non è cambiato! Si è certamente evoluto, strutturato,  alterato in relazione a mutate e mutanti esigenze di sistema.  La filosofia progettuale, quindi, che sottende i miei  progetti è rimasta la stessa e implica il coinvolgimento  sensoriale dell’uomo e il suo benessere; si evolvono le  sue concretizzazioni sulla base del contesto, territoriale,  culturale, sociale e temporale.  La mia tensione intellettuale mi porta a creare, con sempre  maggiore attenzione, architetture come opere d’arte  sostenibili. 

 


Dal punto di vista dei materiali da costruzione  e delle finiture, qual è l’approccio che utilizza  nella loro scelta al momento di progettare una  struttura ricettiva?
 

L’idea di dare vita a una vera e propria “opera d’arte  totale”, come dicevo, è il cuore pulsante di ciascuno dei  miei progetti. Per questo la scelta dei materiali oltre a  essere strutturata intorno al concetto di qualità e di sostenibilità  - intesa sia dal punto di vista ambientale, sia  economico - si basa sull’unitario ideale di complementarietà  che deve pervadere ogni elemento competitivo  dell’opera. 



Sempre più importante a tutti i livelli è l’attenzione  all’ambiente. Quale rapporto ha con i materiali  ecocompatibili? 

Scelgo sempre materiali che non danneggiano l’ambiente  e che con questo si pongono in relazione. Sono  attento alle nuove tendenze e, seppur senza farsi  prendere da falsi o precoci entusiasmi, nello sviluppo  dei miei progetti prediligo l’utilizzo di materiali innovativi  e favorisco l’analisi e lo studio di nuove possibilità  di risparmio energetico e rispetto ambientale. Ricerca  e sperimentazione continua caratterizzano incessantemente  il mio fare progettuale. 



Nei suoi progetti quale ruolo riveste la tecnologia  dei materiali?
 

Un ruolo fondamentale! Come appena detto, la sperimentazione  e la ricerca volte a trovare soluzioni sempre  più smart e sostenibili sono necessarie affinché vi siano  progresso e miglioramento nella storia e affinché i  bisogni e i desideri degli uomini vengano soddisfatti in  misura ogni giorno maggiore. Credo sia proprio questo  il compito principale di un buon progettista. 



I suoi progetti sono caratterizzati da un segno  identificativo e unico. Come si rapporta con le  aspettative e le richieste del committente e  come adegua il suo approccio alle diverse realtà  territoriali, nelle quali si è trovato a lavorare?
 

I miei progetti prendono vita proprio dalla fusione armonica  del mio incedere progettuale, dai desideri e sogni  del committente che ha scelto di dare forma a una determinata  opera e dalle specificità di ciascun territorio. 

È proprio dalla ricerca di questa perfezione compositiva  e di una commistione mai statica che originano opere  dai tratti unici e perfettamente distinguibili, ma mai identiche,  sempre cangianti!  I progetti più straordinari nascono sempre quando tra  committente e progettista c’è un meravigliosa e perfetta  condivisione d’intenti e di visioni. 

Per questo mi ritengo un uomo estremamente fortunato.  I committenti che ho incrociato e che incrocio nel mio  incedere temporale rappresentano, sempre, per me dei  veri propri ossigenatori del progetto.



Sulla base della sua esperienza personale è più  facile lavorare in Italia o all’estero? 
 

Non credo si possa dare una risposta univoca a questa  domanda. In Italia vi è un forte attaccamento alla tradizione,  non sempre giustificato, che spesso è difficile da  rompere. Vi sono però anche moltissimi aspetti postivi  tra cui il grande desiderio di riqualificazione dei territori  che sta prendendo forma negli ultimi anni e le affascinanti  specificità artigianali che offrono un grande slancio  alle possibilità di sperimentare.  Allo stesso modo “l’estero” è composto da differenti  territori, culture, tradizioni, peculiarità e ogni area ha le  sue caratteristiche, ciascuno con punti di forza e difetti. 

Ciò che trovo indispensabile è far crescere ogni opera  in linea con le radici che questa getta nel terreno in cui  prende vita. 


Quale scenario e quali evoluzioni prevede per  gli spazi ricettivi e per i modi di accogliere il  cliente nel prossimo futuro?  

Immagino un continuo crescere di ibridazione e scambio;  immagino identità cangianti e adattabili sulla base  dei differenti vissuti e delle diversificate necessità  dell’uomo.

Credo che la suddivisione statica di spazi  e funzioni lascerà spazio ad approcci olistici e unitari,  volti a liberare l’interiorità e la sensorialità dell’uomo, e  a garantire il suo benessere. Penso che i futuri spazi  ospitali dovranno essere sempre più iconici e distintivi,  dei luoghi esperienziali incredibili e affascinanti.  


Lei ha contribuito a progettare e realizzare diversi  hotel. Qual è l’opera che le ha dato più  soddisfazioni e quella, invece, di più difficile  realizzazione? E quella che le piacerebbe realizzare? 

Come affermo spesso non c’è un opera che prediligo  maggiormente. Concepisco ciascun progetto come  una nuova sfida da affrontare, come un’interessante  avventura da vivere appieno; ogni opera si configura  come il risultato di un determinato percorso di crescita  e di miglioramento ed è quindi portatrice di valore e significato  specifico.

Sono completamente soddisfatto di  tutti i progetti a cui ho dato vita in questi oltre 27 anni  di attività e vi assicuro che sono molti e di tantissime  tipologie!!  Per quanto riguarda il mio sogno… sì, ce n’è uno che  guida il mio fare progettuale: vorrei poter disegnare il  cielo e il mare! 



In quali alberghi da lei progettati sono stati utilizzati  i prodotti Mapei? 

La mia collaborazione con Mapei va avanti da moltis-  simi anni e si basa su uno stretto rapporto di reciproca  fiducia e stima.  Utilizzo i prodotti Mapei in tutte le mie opere; e tra queste  vi sono sia hotel e strutture ospitali ma anche numerose  residenze private.  La mia collaborazione con l’azienda si struttura anche  attraverso partecipazioni congiunte a eventi, fiere e conferenze  di valore internazionale. 

 
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