Intervista al Dott. Agr. Alessandro De Luca, Responsabile della Sezione Tappeti Erbosi della Federazione Italiana Golf.

Può spiegare ai lettori qual è il suo ruolo all’interno della FIG, Federazione Italiana Golf?
La Federazione Italiana Golf ha un proprio Centro Tecnico Federale che, tra le varie attività, include anche dei corsi di formazione per i Superintendent, cioè per i tecnici responsabili della costruzione e della manutenzione di un percorso di golf. La formazione è affidata alla Sezione Tappeti Erbosi, con la quale collaboro dal 1991 e dal 2004 in qualità di Coordinatore. Questi corsi sono nati partendo dal presupposto che se un percorso di golf è ben costruito ed è poi mantenuto in modo appropriato, è possibile ottimizzare significativamente i costi di gestione, avere un impatto ambientale positivo e soprattutto migliorare la qualità del gioco. L’attività della Sezione non si limita comunque  alla sola formazione: insieme ai miei colleghi (due agronomi ed una dottoressa in Scienze naturali) facciamo assistenza tecnica ai campi da golf, ci occupiamo di ricerca in collaborazione con varie università e seguiamo tutte quelle attività mirate alla valorizzazione ambientale degli impianti.

 

Quindi, visitando i circoli di golf in Italia e nel mondo, quali sono le problematiche che riscontra più frequentemente sul campo di gioco?
L’aspetto più importante nella gestione di un percorso di golf è ovviamente la cura del tappeto erboso ed in particolare la manutenzione dei green. Una realtà complessa come quella di un campo da golf include però anche altri elementi, come la gestione dell’impianto idrico, del parco macchine, del patrimonio arboreo, della viabilità e, in riferimento agli aspetti di gioco, dei bunkers, cioè degli ostacoli costituiti da depressioni con sabbia al loro interno.

Proprio in riferimento a questi ultimi è fondamentale che i loro bordi siano sempre ben definiti, che il drenaggio funzioni perfettamente e che la sabbia sia sempre rastrellata e pulita, priva cioè di infestanti e di impurità varie come sassi, limo e altro. Non è un caso che la corretta manutenzione di queste particolari superfici sia tra le più impegnative.

 

A un anno dall’intervento con la tecnologia MAPESOIL, quali sono stati i feedback del suo Superintendent?
Proprio in considerazione dell’impegno richiesto da una corretta manutenzione dei bunkers,  la ricerca è molto orientata nell’individuare sistemi che permettano di razionalizzarne la gestione. Per questo motivo l’argomento è stato incluso nel “Caso studio Biogolf”, un progetto assolutamente innovativo per il settore, avviato nel gennaio 2015 al Golf della Montecchia, che prevede la gestione di un percorso di golf nel rispetto dei requisiti previsti dall’agricoltura biologica. Oltre al determinante contributo del Golf della Montecchia, il progetto di ricerca è condotto in collaborazione con la Sezione Tappeti Erbosi della FIG, con l’Istituto per il Credito Sportivo, con le principali organizzazioni ambientaliste e con le Università di Bologna, Padova, Pisa e Torino.

Nel 2016 in collaborazione con Mapei e la ditta di costruzione Battistella Golf si è affrontato il problema bunker testando tre diversi sistemi costruttivi, mirati a mantenere inalterati nel tempo la qualità della sabbia e la funzionalità del drenaggio. A un anno di distanza l’azione di monitoraggio continua ma uno di questi sistemi in particolare sembra molto promettente.

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