Noi indiani qui siamo in tanti: più di mezzo milione. La comunità più numerosa del Qatar. Io vengo dal Rajasthan nel nord dell’India. Sono qui da molti anni con la mia famiglia.
Sono cresciuta qui e tra poche ore mi sposo con Pranet. Mi sono innamorata di lui all’aeroporto Hamad a Doha, la capitale del paese. Io all’aeroporto ci lavoro. È un luogo bellissimo. Un vero capolavoro dell’architettura.
Sono al desk dell’ufficio informazioni. Conosco diverse lingue e riesco a cavarmela con tutti. Pranet è un pilota dell’Air India. Faceva scalo molto spesso nel mio aeroporto. È così che ci siamo innamorati. Ma le cose non sono andate bene da subito. La maggior parte di noi indiani non si può sposare senza l’approvazione dei genitori. E i nostri genitori non volevano. È lungo spiegarvi perché e poi non capireste. Diciamo che era una questione di caste. Che in India formalmente non ci sono più pur continuando ad influenzare la vita di milioni di persone.
Come abbiamo fatto a convincere i nostri genitori? Li abbiamo portati tutti a vedere lo scalo aereo. I genitori di Pranet non avevano mai viaggiato fuori dall’India e i miei abitano in Qatar ma ad Al Jumaliyah, lontano da Doha. Io e Pranet abbiamo parlato ai nostri genitori dell’aeroporto descrivendolo come un tempio. Un bellissimo tempio, indiano, dedicato ad una delle tante divinità che accompagnano noi induisti durante la nostra esistenza terrena. Dimenticavo due cose molto importanti, la prima è che i nostri padri lavorano nelle costruzioni. Sono due manovali molto bravi e appassionati del loro lavoro. La seconda che a Doha ho conosciuto un’amica, si chiama Veronica Squinzi, è una dei capi della Mapei, l’azienda italiana che ha fornito moltissimi prodotti per la costruzione dello scalo. È stata Veronica a fare da Cicerone alle nostre famiglie. Ha mostrato la bellezza dei terminal soffermandosi sui particolari tecnici di costruzione e le soluzioni adottate per ottenere quello straordinario risultato. È servito. I nostri padri si sono convinti e le nostre madri erano felici. Anche Shiva e Ganesh che tengo sulla mensola di casa quando sono tornata alla sera mi hanno sorriso. Ora mi sto preparando. Ho indossato il vestito rosso e verde come da tradizione e vado all’aeroporto. Come? direte voi. Sì perché è lì che ci sposiamo. Veronica ha convinto la direzione a fare una grande festa nella sala degli arrivi. I “sette passi” intorno al fuoco io e Pranet li faremo lì. E poi come recita la tradizione, saremo sposati.
E dopo? Musica, braccia alzate, balli e tanto divertimento. Per voi che arriverete a Doha domani vi consiglio di seguire il suono della musica. Vi sembrerà di stare in un film di Bollywood. Aggregatevi. I matrimoni indiani sono indimenticabili. Ve lo garantisce la vostra Amrita.
* Dal 2014 Mapei ha una consociata anche a Doha.
Ma è stato Dubai, nel 2007, il primo avamposto per la conquista dei mercati arabi medio orientali. È da lì che è partita l’estensione capillare della presenza Mapei in tutta l’area e che ha permesso di acquisire molte importanti commesse nel Medio Oriente.