È una delle poche storie che gli anziani nativi americani della zona conoscevano ancora e raccontavano ai ragazzi. La leggenda narrava che in Arizona, nella Valley of the Sun, laggiù dove un tempo scorreva il Salt River e dove oggi c’è una grande città che si chiama Fenice (Phoenix per gli americani), proprio lì, tra le case e i palazzi, tra gli anziani che si godono il sole e i giovani business man, sarebbe di nuovo sgorgata l’acqua dalla terra. Un’acqua senza fine. Fresca, pulita, dolce. Un dono della natura dopo centinaia d’anni di siccità e caldo torrido.

Era quella storia, che gli aveva raccontato il nonno la sera prima, che Nyol aveva in testa quel mattino. Nyol, un ragazzino: passo dinoccolato, cappellino girato, pantaloni a vita bassa e quello sguardo fiero immerso nella carnagione scura del viso per far capire a tutti che il sangue che aveva in corpo aveva un bel po’ di geni Navajo. Quelli che gli avevano tramandato i suoi avi.

Il nonno gli piaceva. Perché era profondamente Navajo e del suo popolo cercava di ricordare e tramandare usi e tradizioni. Ma era anche americano. Profondamente americano. Più di un bel po’ di visi pallidi che aveva conosciuto nella sua giovane vita. Voglia di fare, convinzione e grinta. Nyol stava camminando dall’altra parte della strada del Fiesta Mall, davanti al Mesa Financial Plaza di Phoenix. Non sono posti che frequentava abitualmente. Finanza e business, pochi ragazzi come lui, poco divertimento.

Ma quel giorno doveva fare una commissione ed eccolo lì, davanti a quell’edificio e davanti a due bellissime fontane. Erano state inaugurate da poco, lo si vedeva. C’era ancora qualche resto del cantiere appena smontato. I colori della porcellana gli ricordarono subito i colori dei suoi avi. Allegri e aggressivi al tempo stesso. La leggenda si era avverata pensò subito. L’acqua era tornata. Si piegò per assaggiarla: dolce e fresca. Non c’erano dubbi. Tornò a casa di corsa e raccontò tutto d’un fiato quello aveva visto a suo nonno. Il nonno che si chiamava Naalnish (che significa “egli lavora”) sorrise. “No Nyol, quella che hai visto è una bellissima fontana, non una leggenda avverata. Ne sono certo perché di quel cantiere sono stato il capomastro. Ed è venuta così bene perché abbiamo usato solo prodotti Mapei: Kerabond e Isolastic per la posa del gres porcellanato smaltato e Keracolor e Fugolastic per le fugature”. Nyol non fu contento di sentire quelle parole dal nonno. Annuì e se ne andò silenzioso. Peccato, pensò. Poi si fermò un momento e si chiese “Perché il nonno mi ha citato quei nomi di prodotti che usa per il suo lavoro? Non lo fa mai. E poi quei nomi scanditi ad alta voce sembrano nomi indiani. Il nonno mi nasconde qualcosa…

Quella fontana è la nostra leggenda!”

* L’Arizona per Mapei è importante. È a Tempe (Phoenix) che nel 2000 l’azienda apre il primo sito produttivo americano iniziando la conquista del continente. E sempre a Tempe ri-siede anche uno dei 18 laboratori di ricerca dell’azienda.

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