Se volete sapere che faccia avevo andate a Brera, alla Pinacoteca. Ci trovate un mio ritratto che ha realizzato Bonifacio Bembo. Sono di profilo, come si usava a quel tempo, indosso un copricapo rosso, ho i capelli ricci e un naso importante sotto uno sguardo che si intuisce malinconico.

Sono stato un valente condottiero. La mia compagnia di ventura è stata al servizio di diversi Principati italiani. Poi mi sono fermato a Milano alla corte dei Visconti. Ho messo da parte le armi e sono diventato Duca e diplomatico. Machiavelli ha sempre parlato bene di me e della “pace di Lodi” tra Venezia e Milano, di cui sono stato uno dei principali artefici. Ho combattuto tante battaglie, ho visto ferite e dolore. È per questo forse che ho pensato ad un ospedale per Milano. A quel tempo in città c’erano piccole strutture. Occorreva un grande edificio che le raccogliesse tutte e fosse in grado di fornire una buona assistenza medica gratuita ai più poveri. Era il 1456. L’ospedale Maggiore di Milano l’ho fatto costruire io. Duca Francesco Sforza. Ne sono ancora orgoglioso. Ho fatto una cosa grande e i milanesi l’hanno capito. È da sempre che l’Ospedale lo chiamano “Ca’ Granda”. Siamo stati da subito un modello per gli altri ospedali. Ma nel tempo una struttura pensata per 288 pazienti non poteva più sostenere l’aumento di popolazione della città più industrializzata d’Italia. Così alla fine dell’800 il mio ospedale lo hanno spostato oltre il Naviglio. Ed io li ho seguiti. Vegliando su tutto, silenzioso e invisibile. Sono stato bravo. Nessuno in tutti questi anni ha mai parlato del fantasma del Duca. Sono sempre stato discreto. È in questo modo che ho visto la mia creatura crescere in padiglioni e specializzazioni.

Ma non vi ho detto una cosa importante. Di me si conoscono la valentia nelle armi e l’arte della diplomazia. Pochi sanno della mia passione per le costruzioni e delle sue tecniche. Fin dalla nascita dell’Ospedale ho voluto sempre con me gli artigiani e i prodotti migliori e, confesso, ho cercato sempre di influenzare le scelte dei progettisti e dei fornitori anche in tutti gli anni seguenti: che so’ un soffio sul collo del direttore, un foglio che cade e mostra un preventivo... piccole cose. Per i lavori del 1938 Mapei l’ho, diciamo così, consigliata io. Era una giovanissima azienda, ma io so riconoscere la qualità. Ho l’esperienza di oltre 500 anni. C’erano da rivestire le facciate con una pittura protettiva ed ignifuga e Silexcement era perfetta. Le scale andavano rivestite con un prodotto plastico decorativo. E la Quarzolite, inventata dal mitico fondatore dell’azienda Rodolfo Squinzi, faceva al caso nostro. Il tempo mi ha dato ragione. Mapei da quegli anni è diventata un punto di riferimento per tutti i lavori realizzati fino ad oggi. Anche ora che l’Ospedale lo chiamano tutti Niguarda. L’altro giorno alla Pinacoteca di Brera è venuto a fare un giro il Dott. Squinzi, il capo della Mapei. Si è fermato davanti al mio ritratto. Gli ho strizzato l’occhio. Peccato. Non se n’è accorto.

* Tantissimi i lavori realizzati da Mapei per l’Ospedale dal Dopoguerra ad oggi. L’ultimo, in ordine di tempo, è l’importante pista per l’elisoccorso inaugurata nel 2013.

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