Napoleone lo sapete non era un tipo facile. Un carattere fumino lo si direbbe ora. Sempre a rimbrottare i suoi collaboratori. Ma quando questi gli proposero quella Villa non ebbe dubbi.

Ci si fece portare in carrozza, attraversò i giardini, si fermò davanti alla facciata e mettendosi la mano dentro il pastrano, nel suo caratteristico gesto che ha contribuito a renderlo immortale, annuì silenzioso. Era fatta. Quella Villa sarebbe stata la sua residenza italiana. E fu così. Per tre anni dal 1802 al 1805 quando soggiornava a Milano, la Villa fu la sua dimora. Anni dopo, in esilio a Sant’Elena, si dice che nei momenti di malinconia amasse ricordare quel luogo, un inno al neoclassicismo, sfarzoso, arredato magnificamente e dove le feste con musica e balli venivano sempre benissimo. “Ah la mia Villa Belgiojoso”, diceva. Poi cominciava a raccontare delle donne, la sua grande passione oltre alle battaglie. Ma questa è un’altra storia. Sì certo, Bonaparte potrebbe non essere stato contento, da lassù, nel sapere che la sua Villa, qualche decennio dopo, con il ritorno degli austriaci, era diventata la residenza del maresciallo Radetzky. Ma sull’arte Napoleone non ha mai avuto nulla da ridire.

Anzi. Ne capì subito la forza espressiva, il valore e l’utilizzo per comunicare il potere. Ed è per questo che, con ragionevole certezza, pensiamo che avrebbe approvato la decisione che nel 1921 prese il Comune di Milano di fare di Villa Reale la sede della Galleria d’Arte Moderna, che oggi viene chiamata da tutti GAM. Terminata la seconda guerra mondiale la facciata della Villa aveva bisogno di una rinfrescata. Ne aveva viste di tutti i colori e ora era il suo che non vedeva più. Il Comune di Milano appaltò i lavori e la ditta appaltatrice non ebbe dubbi, scelse Silexcolor di Mapei, perfetta pittura minerale per esterni a base di silicati. Fu in quegli anni che nacque una leggenda. Pare che il suo autore fosse uno dei vecchi custodi della Villa. Dopo cena, davanti ad una bottiglia di vino in una bettola sui Navigli, raccontava che nelle notti di nebbia quando non si vedeva ad un passo, il fantasma di Napoleone si presentasse davanti alla Villa. Alzasse gli occhi guardando la facciata rinnovata e, immobile, annuisse soddisfatto con la mano dentro il pastrano.

* Dopo quel primo intervento, a Villa Reale Mapei ci ha lavora-to ancora diverse volte. Gli ultimi importanti lavori risalgo-no al biennio 2003/2004 e 2012/2013.

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