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Karole Vail
Direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia
Parla Karole Vail, Direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

A Venezia nel 1949 Peggy Guggenheim acquista Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande dove allestisce la sua collezione. Nel 1976 cede la proprietà della collezione alla Fondazione Solomon R. Guggenheim, a condizione che le opere rimangano a Venezia. Nel 1979, dopo la sua morte, la Fondazione diventa proprietaria anche di Palazzo Venier e viene affidata a Philip Rylands, che la trasforma in un vero e proprio museo. Nel giugno 2017 alla direzione gli succede Karole Vail, nipote di Peggy Guggenheim, che, dopo gli studi artistici nel Regno Unito, ha lavorato a Firenze nella casa editrice Centro Di e al Guggenheim di New York.

 

Lei è in carica dal 2017. All’inizio del suo mandato, come nipote della fondatrice Peggy Guggenheim, ha sentito una responsabilità particolare?

Diciamo che sento una doppia responsabilità: innanzitutto da un punto di vista professionale, e poi da un punto di vista personale, in quanto nipote di Peggy. Farò senz’altro del mio meglio per rispettare l’immensa eredità che Peggy Guggenheim ci ha lasciato e al tempo stesso porterò avanti il museo che, con i suoi tantissimi programmi, espositivi ma non solo, è tra i più amati e visitati in Italia.

 

Dopo questi due anni quali considerazioni può fare sul suo incarico: bilanci, difficoltà, successi? E per quanto riguarda gli obiettivi futuri della Collezione?

Questi primi due anni sono stati intensi e interessanti. Il 2018 è stato il mio primo intero anno alla guida del museo e sono orgogliosa di dire che abbiamo presentato al pubblico tre mostre di grande livello, che hanno avuto un grande successo di pubblico e di critica. Inoltre, per la prima volta, assieme ai miei collaboratori, abbiamo presentato al pubblico una serie strutturata e completa di Public Programs, che sono attività collaterali gratuite strettamente legate alle mostre temporanee e che hanno coinvolto sia i visitatori del museo che la cittadinanza.

Per il futuro, è mia intenzione tenere alto il livello qualitativo delle mostre e mantenere vivo e dinamico il legame con la collezione permanente e gli artisti stessi in essa presenti.

 

Poter gestire una collezione importante come questa da parte di una fondazione privata permette una notevole autonomia decisionale, oltre che amministrativa e finanziaria. Una gestione, tuttavia, sicuramente onerosa, anche perché i finanziamenti pubblici sono minimi. Come riuscite a far fronte a questo problema e su cosa si basano principalmente le vostre entrate?

Gran parte delle nostre entrate arrivano dalla vendita dei biglietti di ingresso al museo, ma fondamentale è anche il sostegno che aziende e privati danno alla Collezione da tantissimi anni. In questo, Mapei è da molto tempo un fedele compagno di viaggio, supportando il museo come socio di Guggenheim Intrapresæ e sostenendo progetti importanti per la crescita del museo e a salvaguardia della conservazione delle nostre opere.

 

In Italia i consumi culturali sono in crescita, ma sempre al di sotto della media europea. Secondo lei è possibile invertire ulteriormente la rotta e avvicinare più persone ai musei? È importante che l’offerta culturale provenga anche da una fondazione privata?

Assolutamente sì! Sono convinta che una valida offerta culturale, che può essere proposta sia dalle istituzioni pubbliche che private e che predilige la qualità e la ricerca, sia lo strumento giusto con cui avvicinare sempre di più il pubblico alla cultura.

 

In questi anni il Guggenheim è stato al centro di lavori di ammodernamento, ampliamento e riqualificazione, ai quali ha partecipato anche il Gruppo Mapei. In un prossimo futuro avete in programma altri interventi?

Per il momento non sono in programma altri grandi lavori, ma il museo richiede costante cura e attenzione e dunque non escludo che nel prossimo futuro non si possano intraprendere nuove iniziative di ammodernamento e di mantenimento delle strutture già esistenti.

Durante i primi due anni del suo mandato che spazio ha avuto la collaborazione o lo scambio con le istituzioni culturali veneziane? Più nello specifico, qual è l’istituzione con cui avete più scambi o obiettivi in comune?

Prima del mio arrivo, il museo aveva già sviluppato ottime relazioni con le altre istituzioni culturali cittadine, dall’Università alle altre realtà culturali e museali.

Credo che la proposta culturale di Venezia sia vivace, qualitativamente alta e aperta sia al moderno che al contemporaneo, con un occhio di riguardo anche ai giovani artisti emergenti. È raro trovare oggi, in Italia, una città che spazi dai tesori del Medioevo di Palazzo Cini, al Rinascimento delle Gallerie dell’Accademia o Palazzo Ducale, per arrivare al moderno della nostra Collezione ma anche di Ca’ Pesaro e al contemporaneo della Fondazione Pinault e la Biennale.

Con tutte queste realtà abbiamo intessuto ottimi rapporti, necessari per proporre una offerta culturale variegata e di qualità.

 

Peggy Guggenheim: oggi esiste una figura come la sua che fa del mecenatismo e dell’amore per l’arte il cardine della propria vita?

Quest’anno, durante il quale il museo celebra i settant’anni da quando Peggy Guggenheim organizzò la sua prima mostra di scultura contemporanea a Palazzo Venier dei Leoni e la ricorda a quarant’anni dalla sua scomparsa nel 1979, abbiamo in programma un calendario di Public Programs intitolato “La Continuità di una Visione”.

Tra gli appuntamenti e proprio sulle orme di Peggy Guggenheim, mecenate coraggiosa e unica, la Collezione Peggy Guggenheim ha organizzato degli appuntamenti che si susseguiranno nel corso dell’anno.

A questi incontri parteciperanno alcune filantrope e collezioniste che, come Peggy Guggenheim, hanno fatto dell’arte la loro missione come impegno nei confronti della società.

 

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Karole Vail
Direttrice della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia
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