Francesco Pignataro
Presidente della Divisione di Chimica Industriale della Società Chimica Italiana
La Chimica è la scienza che studia la struttura, le proprietà della materia e le sue trasformazioni. Spazia dunque dallo studio del mondo microscopico degli atomi, delle molecole e delle loro leggi, a quello delle sostanze e dei materiali naturali e sintetici utilizzati dall’uomo. La nostra vita quotidiana è permeata dalla chimica in modo completo, determinante e irrinunciabile.

La Chimica è la scienza che studia la struttura, le proprietà della materia e le sue trasformazioni. Spazia dunque dallo studio del mondo microscopico degli atomi, delle molecole e delle loro leggi, a quello delle sostanze e dei materiali naturali e sintetici utilizzati dall’uomo.

La nostra vita quotidiana è permeata dalla chimica in modo completo, determinante e irrinunciabile.

Si può ben dire che vivere senza chimica non è possibile e che il nostro futuro, senza l’indispensabile apporto della scienza chimica, sarebbe assai peggiore.

 

L’IMMAGINE DELLA CHIMICA OGGI

Negli ultimi decenni, e in parte ancora oggi, sui mezzi di comunicazione la Chimica ha fatto e fa notizia principalmente in relazione a guerre, disastri ecologici, inquinamento e sofisticazioni alimentari1. Ne consegue che spesso la Chimica è percepita come una scienza malvagia, di cui diffidare. Ma come accade per tutti gli strumenti che la scienza e la tecnica mettono nelle mani dell’uomo, da un semplice coltello all’energia nucleare, malvagio non è lo strumento in sé, ma chi lo usa senza le dovute cautele o, peggio, per fare del male deliberatamente.

Negli ultimi 100 anni la Chimica ha portato enormi benefici all’umanità, ma deve anche riconoscere la sua responsabilità nell’aver creato strumenti di distruzione e di morte come esplosivi e armi chimiche e nell’aver contribuito, spesso senza volerlo, all’insorgere di gravi problemi a livello locale e globale. Nell’ultimo secolo, infatti, l’intensificazione delle attività antropiche ha coinvolto la Chimica in molti modi e con risultati spesso disastrosi, come il danneggiamento dello strato protettivo di ozono, il riscaldamento del pianeta, l’inquinamento atmosferico e lo sfruttamento senza limiti delle risorse naturali.

Ma la responsabilità di questo danneggiamento, connesso all’attività antropica, è spesso erroneamente attribuito alla sola Chimica.

Si calcola infatti che la produzione chimica sia responsabile di meno di un decimo dei gas serra rilasciati, che sono nella maggior parte attribuibili alle tecnologie utilizzate per la produzione di energia, per la climatizzazione domestica e per la mobilità. Non secondario e superiore a quello della chimica è il rilascio di gas climalteranti da parte del patrimonio zootecnico, che viene stimato pari al 10% del totale.

Ad aggravare ulteriormente l’immagine della chimica contribuiscono quelli che definirei i falsi miti, quali le “scie chimiche” e i prodotti “chemical free”.

Le prime sono la risultante della condensazione del vapore acqueo in prossimità dei residui di combustione liberati dai motori degli aerei, ma vengono “accusate” di essere i resti di operazioni di dispersione di vari metalli (come il bario o l’alluminio) orchestrate dai governi con una varietà di fini che vanno dal controllo del clima all’induzione di malattie. Nonostante l’assoluta infondatezza scientifica di questa interpretazione, il fenomeno è ritenuto veritiero dal 17% della popolazione in Italia ed è stato oggetto di numerose interrogazioni parlamentari.

Numerosi prodotti di consumo, come generi alimentari o cosmetici, vengono pubblicizzati come “chemical free”, per intendere che le sostanze in essi contenute sono di esclusiva origine naturale. Analisi scientifiche della filiera produttiva dimostrano che “chemical free” senza chimica è l’impossibile richiesta di quella parte di popolazione che non vede soluzioni all’invadenza ambientale e sociale di una scienza a volte considerata solo un mero strumento di profitto.

 

LA CHIMICA INDISPENSABILE PER IL PROGRESSO

Per avvicinare gli “utenti” alla chimica è imperativo attenuare e modificare la percezione che oggi ha della Chimica gran parte della pubblica opinione.

Associazioni imprenditoriali, aziende e strutture accademiche sono già attive per evidenziare i vantaggi dell’attività chimica senza nasconderne i limiti e i rischi. Tuttavia, spesso questi interventi sono attuati in seguito a situazioni di criticità, di solito non sono coordinati fra i diversi attori del settore e sono indirizzati a un uditorio che di frequente è pregiudizialmente avverso alla Chimica. In questa situazione gli interventi, anche se ben strutturati ed impegnativi, perdono di incisività e di efficacia.

È opportuno che sia impostata una diversificata attività formativa che descriva oggettivamente la scienza chimica, i suoi benefici ma anche i rischi e gli eccessi del passato che ne hanno così pesantemente deteriorato l’immagine. A mio avviso occorre operare soprattutto nell’ambito delle scuole e delle Università.

 

Scuola dell’obbligo. La fase preadolescenziale è la più fertile per suscitare interesse per le scienze e in particolare per la chimica2. L’attuale organizzazione della scuola italiana privilegia fortemente le discipline umanistiche rispetto a quelle scientifiche e un rinnovamento dei contenuti educativi deve passare attraverso una più equilibrata ripartizione tra le diverse aree della conoscenza. La definizione dei diversi contenuti del “curriculum di scienze” richiede un paziente lavoro di collaborazione tra esperti di tutte le discipline scientifiche. Tranne che in poche eccezioni, non mi pare che questo approccio sia diffuso nella scuola primaria. Uno dei problemi principali mi pare possa ancora essere “come formare i formatori”.

 

Scuola secondaria. In questo ordine di scuola l’insegnamento diventa più particolare e “specialistico” e una insufficiente preparazione del docente allontana lo studente dalla vocazione chimica. D’altro canto, la semplificazione delle classi concorsuali per accorpamento perseguita dalla legislazione nell’ultimo decennio rende possibile in alcuni casi l’insegnamento della chimica anche a laureati che abbiano sostenuto nel curriculum universitario un solo esame specialistico.

Il problema non è solo di oggi. Un caso personale al Liceo classico fine anni ‘60, il professore di Scienze usava affermare due grandi verità: “La Chimica è la scienza del futuro” e ancora “studiatela bene sul libro perché non sono in grado di aiutarvi”. Ma qui sbagliava perchè la Chimica è sperimentazione e non solo studio sul libro.

La riforma “La Buona Scuola” del 2015 inserisce come obbligatoria, per le classi del triennio delle scuole secondarie di II grado (istituti tecnici e professionali, licei), un’alternanza scuola-lavoro in aggiunta agli insegnamenti di aula per 200-400 ore all’anno. È necessario un grande sforzo di diffusione e implementazione di questa iniziativa e questo comporta che dirigenti scolastici, corpo docente e industrie si rendano disponibili a far crescere questo progetto.

Riassumendo: nelle Scuole Secondarie è opportuno che la Chimica venga insegnata da laureati in discipline chimiche che abbiano predisposizione all’insegnamento con mezzi didattici anche sperimentali di laboratorio. L’alternanza scuola-lavoro, se effettuata nel settore della Chimica, può indurre “vocazioni” solo su studenti già formati dall’insegnamento.

 

Università. L’Università ha il compito di preparare lo studente alla professione del chimico. Per essere più “appealing”, deve fare costante riferimento al mondo del lavoro e deve prestare più attenzione alle esigenze delle imprese in termini di profili professionali dei laureati che forma, scegliendo campi di attività per la ricerca di base anche in funzione delle potenziali ricadute sul sistema industriale italiano.

L’industria chimica italiana evidenzia sempre più una presenza importante nella chimica delle specialità. Le specialità formulate rappresentano oggi circa il 50% del valore della produzione chimica in Italia. È necessario che l’Accademia riconosca il nuovo panorama dell’industria chimica italiana adeguando di conseguenza i propri curricula didattici (si veda articolo alle pagine seguenti).

Il Dottorato di Ricerca, che rappresenta il massimo grado di istruzione universitaria, è nato nel 1980 come “titolo accademico valutabile soltanto nell’ambito della ricerca scientifica”3. Senza strategie per gli sbocchi professionali e senza misure di accompagnamento per l’inserimento nel sistema produttivo o nel pubblico impiego, l’accademia ha percepito il dottorato più come anticamera alla carriera universitaria che come un modo per preparare giovani a concepire e condurre autonomamente progetti di ricerca. Oggi solo il 10% dei dottori di ricerca può avere spazio nel sistema della docenza e della ricerca pubblica: è quindi necessario che la preparazione del dottore di ricerca risulti proponibile all’esterno dell’Accademia. La figura 2 a pagina precedente illustra le caratteristiche che dovrebbe avere un dottore di ricerca per risultare più appetibile alle industrie.

 

Federchimica/Assolombarda. Le iniziative delle associazioni imprenditoriali intese ad avvicinare i giovani al mondo della chimica sono numerose. Filo conduttore è la sollecitazione dell’interesse dei giovani per la dimensione industriale nelle sue declinazioni più innovative e tecnologicamente avanzate, anche come complesso di valori positivi e riferimento utile per le scelte formative e professionali.

Il progetto “Orientagiovani” di Assolombarda è rivolto alle Scuole Superiori di primo e di secondo grado e presenta la Chimica e le sue applicazioni come ambito di studio universitario e di sviluppo professionale.

“Un viaggio intorno al magico mondo della chimica” è una giornata di approfondimento e scoperta per comprendere, in modo divertente e coinvolgente che cos’è la Chimica e che ruolo gioca ai fini della qualità della vita.

Le iniziative condotte in collaborazione con Federchimica, in linea con la legge “La Buona Scuola”, hanno il merito di aver individuato aziende disposte a offrire agli studenti un percorso di alternanza scuola-lavoro. Studenti che, dopo il diploma, possono proseguire i propri studi all’università.

Il Premio Nazionale Federchimica Giovani, promosso dalla Federazione nazionale dell’industria chimica e dalle sue Associazioni di settore in collaborazione con il MIUR, è un concorso letterario riservato agli studenti della scuola secondaria di primo grado, statale e paritaria di tutto il territorio nazionale, e nasce per potenziare, attraverso progetti didattici innovativi, l’interazione tra scuola, territorio e industria chimica e per orientare verso percorsi di studio tecnico-scientifici.

Il progetto “Chimica una buona scelta” (figura 3) comprende una serie di iniziative volte a illustrare la corretta immagine della chimica nelle diverse scuole di ordine e grado, anche per favorire le iscrizioni universitarie. Il progetto si avvale anche di eccellenti supporti cartacei ed audiovisivi.

 

Società Chimica Italiana (SCI). Recentemente il MIUR ha inserito i Giochi e le Olimpiadi della Chimica tra le iniziative di valorizzazione delle eccellenze riguardanti gli studenti delle scuole secondarie superiori, con l’obiettivo di stimolare nei giovani l’interesse per questa disciplina. Organizzati dalla Società Chimica Italiana, si svolgono grazie al supporto operativo delle Sezioni della Società che curano la fase regionale dei Giochi. La fase regionale, che consiste nella soluzione di problemi a risposta multipla, è aperta a tutti gli studenti delle scuole secondarie superiori suddivisi in tre Classi di Concorso.

Alle Olimpiadi Internazionali della Chimica gli studenti devono affrontare sia prove pratiche che teoriche. In base alle prove effettuate viene assegnato a ogni studente un punteggio che permetterà la formazione della classifica e quindi l’assegnazione delle Medaglie d’oro, d’argento e di bronzo e dei Diplomi di Merito.

La Scuola di didattica “Ulderico Segre” si configura ormai come una tradizione nell’ambito delle proposte formative della Divisione di Didattica Chimica della Società Chimica Italiana, con l’obiettivo di stimolare l’interesse verso la ricerca didattica, sensibilizzare i docenti ai problemi dell’insegnamento della Chimica nella scuola e nell’università e proporre strategie didattiche che favoriscano il coinvolgimento attivo degli allievi.

“La Chimica nella scuola” è una rivista edita dalla SCI che vuole coinvolgere le risorse della scuola e dell’università per far sì che la Chimica occupi il giusto ruolo in una società tecnologicamente avanzata.

 

 

MAPEI E LE INDUSTRIE

Mapei da diversi anni collabora con l’ITIS Molinari di Milano - indirizzo chimico - ospitando nel periodo estivo due studenti di classe quarta all’interno del proprio Laboratorio Ricerca e Sviluppo di Milano.

Inoltre a partire dallo scorso anno Mapei ha avviato, in collaborazione con Fondazione Sodalitas, un percorso di alternanza scuola-lavoro, coinvolgendo una classe terza a indirizzo chimico, che prevede diversi momenti di confronto come una giornata di presentazione in aula dell’azienda e delle figure professionali ricercate, una giornata per conoscere il Laboratorio Ricerca e Sviluppo e l’applicazione dei prodotti, una lezione in aula di un ricercatore di Mapei e uno stage durante il periodo estivo.

Mapei è da sempre presente al fianco degli studenti in fase di ricerca di lavoro partecipando annualmente ad Open Day organizzati dalle università, soprattutto per profili tecnici in ambito chimico.

Su richiesta dei dirigenti scolastici, Mapei apre i propri laboratori alle classi che vogliono conoscere caratteristiche e applicazioni dei prodotti. La foto 4 mostra studenti di seconda media che, utilizzando un adesivo atossico nei laboratori Vinavil di Villadossola, costruiscono individualmente il proprio castello di legno.

Altre primarie industrie chimiche utilizzano questo strumento per presentare ai giovani una corretta immagine della Chimica. Il Premio Responsible Care 2016 è stato assegnato da Federchimica a Lamberti S.p.A. per il Progetto “A day as chemist” come esempio di Stakeholder Engagement in particolare rivolto ai studenti delle elementari e delle medie che hanno avuto la possibilità di passare una giornata di studio in impresa.

 

 

CONCLUSIONI

Per riportare l’immagine della Chimica ad una situazione più favorevole che ne evidenzi i molteplici vantaggi bisogna coinvolgere gli studenti ma anche selezionare e formare gli educatori e gli insegnanti. In questa direzione sono fortemente impegnate le associazioni imprenditoriali, la Società Chimica Italiana e molte delle grandi aziende che operano nel settore.

Queste iniziative, peraltro utili e doverose, tendono a correggere un’immagine largamente deteriorata ma risultano poco efficaci per dare una svolta culturale che attiri i giovani alla Chimica.

Il MIUR ha attivato il Piano lauree scientifiche destinato alle scuole secondarie di secondo grado con l’obiettivo di aumentare le iscrizioni alle facoltà scientifiche. Il piano è sviluppato dalle Università e si è rivelato utile per aumentare il numero di iscritti, ma non incide positivamente sull’immagine diffusa della Chimica.

È opinione diffusa4 e di chi scrive che per avvicinare il “sentimento popolare” alle scienze ed in particolare alla Chimica e per sanare alla radice una situazione di immagine ancora notevolmente deteriorata bisogna operare sulla popolazione scolastica più giovane, quindi già nelle scuole primarie.

Mi sembra quindi necessario che chi ha responsabilità di Governo, ed in particolare il MIUR, condivida l’importanza della Chimica come strumento di benessere e di sviluppo economico-sociale e che, di conseguenza, predisponga un sistema formativo capillare per le scuole di ogni ordine e grado. Questa formazione deve evidenziare i vantaggi ma anche i problemi e i rischi che lo sviluppo della Chimica comporta. Solo in questa situazione, operando su un sistema di conoscenze già formato, gli interventi delle associazioni imprenditoriali, della SCI e delle aziende possono essere efficaci.

Francesco Pignataro. Presidente della Divisione di Chimica Industriale della Società Chimica Italiana

 

Bibliografia
1 V. Balzani, Reinventare il ruolo della Chimica nella Società, 3-1-2017
2 C. Castellani Bisi, La Chimica nella Scuola, 1979, I (6), 21-32
3 D. Braga, Università Alma Mater Studiorum di Bologna, Il Sole 24ore, 2011 4 “S. Brown, Univ. of Warwick UK, 2012”

Francesco Pignataro
Presidente della Divisione di Chimica Industriale della Società Chimica Italiana
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