Bruno Finzi
CEAS, Direzione lavori strutture e Direzione lavori facciate
Bruno Finzi di CEAS racconta l'intervento di riqualificazione della Torre Velasca

La durabilità è un tema fondamentale per un progettista: come avete affrontato l’intervento sulla Torre Velasca alla luce di questo concetto?

La Torre Velasca è stata costruita alla fine degli anni Cinquanta. L’attacco degli agenti atmosferici e il degrado che soprattutto gli intonaci avevano raggiunto dopo 65 anni di vita hanno reso indispensabile un intervento molto importante di “cura” delle strutture principali, insieme a un completo rifacimento degli intonaci che, per la loro colorazione, tanto hanno contraddistinto l’aspetto estetico della Torre nella sua vita. L’intervento di rifacimento totale degli intonaci e di rinforzo delle strutture ha avuto come obbiettivo quello di dare alla Torre una prospettiva di vita utile almeno analoga a quella già vissuta da questo iconico edificio; per questo motivo, il concetto di durabilità applicato ai materiali strutturali e di finitura a contatto con l’atmosfera è risultato fondamentale per permetterci di perseguire questo ambizioso risultato.

La realizzazione di un intonaco che riportasse le facciate alle cromie originarie è stata una fase molto delicata: quali sono state le criticità di questo intervento?  

La difficoltà principale è stata quella di abbinare i risultati di una ricerca molto approfondita dei materiali utilizzati al tempo della costruzione con la realtà dei materiali leganti di nuova concezione  che consentissero di raggiungere aspetti di impermeabilità e durabilità con la scelta di inerti che riproducessero le cromie originali. Il dialogo continuo con la Soprintendenza, che ha avuto la parola finale sulla scelta del risultato materico ed estetico, ha inoltre contribuito ad aumentare il numero delle campionature eseguite in opera. Sono stati provati più di dieci diverse miscele con percentuali di inerti e leganti differenti e sono state eseguite moltissime prove in laboratorio prima di arrivare a un risultato finale che soddisfacesse tutti i requisiti di cui sopra. 

Come avete affrontato la particolare conformazione “a fungo” della torre, soprattutto per quanto riguarda il consolidamento strutturale? 

La configurazione strutturale originale del progettista prof. Danusso prevede la presenza di “tiranti” in acciaio di armatura all’interno del diciottesimo piano, dove risulta necessario “incatenare e cerchiare” il cambio di sezione della parte alta della Torre rispetto alla sezione ristretta del suo fusto. Questi tiranti, realizzati con fasci di barre di armatura lisce, sono stati tutti ripresi con fasciature in carbonio  sia all’estradosso, sia all’intradosso delle travi e del solaio del diciottesimo piano, per garantire ancora una volta il rinnovo della vita utile di questa fondamentale parte strutturale dell’edificio. Nei primi sessantacinque anni di vita dell’edificio, i cicli termici e i carichi sia verticali che orizzontali avevano causato, infatti, uno stato fessurativo che è risultato indispensabile “curare” e prevenire per il futuro mediante l’utilizzo di questi rinforzi con fibre di carbonio che hanno “raddoppiato” e integrato l’incatenamento originario. Tale rinforzo è risultato l’unico possibile senza alterare le dimensioni originarie delle strutture e senza introdurre cavi di post compressione esterni alle strutture esistenti, che avrebbero compromesso l’aspetto estetico originario della Torre.

Quanto hanno contato l’assistenza e la tecnologia offerte da Mapei?

L’assistenza è risultata fondamentale sia nella fase di analisi dei materiali esistenti sia in quella di realizzazione di un nuovo legante, battezzato “legante Velasca”, che consentisse di avere la necessaria elasticità così da limitare le fessurazioni dell’intonaco e garantire la durabilità richiesta. Il laboratorio prove di Mapei è stato poi protagonista, insieme al Laboratorio del Politecnico di Milano, nella definizione del ciclo di risanamento e restauro  sia degli elementi in calcestruzzo gettati in opera (pilastri e travi di facciata), sia degli elementi prefabbricati della facciata. Tutta la campagna di prove di collaudo e test di quanto realizzato e messo in opera è stata poi eseguita materialmente da Mapei sotto la supervisione della Direzione Lavori Facciate CEAS. Hines, in qualità di development manager e investitore del fondo HEVF Milan 1 gestito da Prelios SGR SpA, ha supportato l’opera di rigenerazione in collaborazione con lo studio Asti Architetti e con CEAS, ESA Engineering, con ARS Aedificandi come General Contractor, in un continuo confronto con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Milano.
Bruno Finzi
CEAS, Direzione lavori strutture e Direzione lavori facciate
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