Palazzo Tomasi di Lampedusa
Eretto nel 1538, il Palazzo Tomasi di Lampedusa ha subito diverse trasformazioni, l’ultima delle quali si è tradotta in un intervento di tipo conservativo dell’intera proprietà. Divenuto famoso in quanto dimora di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”, il palazzo risplende oggi nelle vie di Palermo rievocando un passato nobiliare e un gusto squisitamente siciliano che dopo i bombardamenti del 1943 rischiavano di andare persi.
Il rifacimento delle facciate, dal ripristino delle modanature alla rasatura a civile alle finiture esterne, e il ripristino della terrazza, dalla sua impermeabilizzazione alla posa delle piastrelle con relativa stuccatura delle fughe, sono stati realizzati con i prodotti Mapei.
L’attuale cortile Lampedusa, a Palermo, venne realizzato nel 1538. Subito dopo, uno di fronte all’altro, vennero edificati due fra i più importanti palazzi dell’aristocrazia palermitana del periodo: il palazzo dei conti di Raccuia, ora Palazzo Branciforte, e quello di Cesare e Ottavio d’Aragona, che passò alla famiglia Tomasi di Lampedusa alla metà del Settecento. Nell’aprile del 1943 i bombardamenti causarono la distruzione totale della terrazza porticata e della parte centrale che univa le due ali del palazzo, anch’esse parzialmente distrutte. Nel dopoguerra all’interno dei resti del palazzo fu aperta una fabbrica di mattoni e piastrelle. Nel 1981 fu redatto un progetto che prevedeva un centro polifunzionale con biblioteca di quartiere, asilo nido e palestra, che tuttavia non vennero mai realizzati.
Nel 2010 lo studio PL5 di Palermo formulò un’ipotesi progettuale di restauro e ripristino e, grazie a una cordata di 35 committenti che hanno rilevato tutto il palazzo, i lavori sono iniziati.
Il palazzo in cui visse il principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”, è rinato uguale nelle forme esterne e ovviamente diverso negli interni, andati distrutti durante la guerra. I progettisti hanno discusso a lungo come affrontare l’intervento: se recuperare le rovine con un ripristino tipologico o proporre un edificio dalle linee moderne. Alla fine è stata scelta la prima idea, che optava per un restauro conservativo mantenendo intonaci e colori originari.
L’intervento di restauro, che ha restituito al palazzo la propria configurazione di dimora nobiliare settecentesca, ha interessato l’ala meridionale, dove viveva lo scrittore con i genitori di cui era rimasto il 70%, e l’ala settentrionale quasi interamente distrutta, dove invece vivevano i nonni. Per la riconfigurazione, i progettisti si sono basati sul libro “Ricordi d’infanzia” nel quale Tomasi di Lampedusa descrive minuziosamente il palazzo stanza per stanza, schizzando anche l’impianto planimetrico del piano terra.
LA SCELTA DEL TIPO DI INTERVENTO
Palazzo Lampedusa (che ha una superficie coperta di circa 6.000 m2) è stato ridisegnato sulla base delle nuove esigenze abitative e ora ospita una quarantina di appartamenti. Il progetto di ripristino delle parti oggi mancanti è nato da uno studio attento di quella che doveva essere la tipologia dell’edificio ante guerra.
Una volta definita l’articolazione architettonica del palazzo si è passati a formulare le ipotesi progettuali del restauro, che nel corso di tre anni sono più volte cambiate passando dall’idea di un ripristino completamente in stile, con i prospetti intonacati di bianco e la cornici delle aperture color tufo come descritto da Tomasi di Lampedusa, alla proposta di realizzare tutta la parte in ripristino con un linguaggio moderno e con prospetti interni con brise soleil in acciaio corten. Alla fine i progettisti hanno optato per un restauro critico, intimamente legato alla natura del manufatto architettonico, e hanno considerato i resti di palazzo Lampedusa importanti soprattutto per il legame che hanno con la vita dello scrittore.
L’edificio infatti non era di particolare rilievo architettonico: era sicuramente affascinante per la sua articolazione e per le pre-
esistenze cinquecentesche e aragonesi, ma non aveva uno scalone monumentale particolarmente ricco o elementi decorativi di spicco. Anzi, il palazzo risultava in molte parti incompleto: i lavori di ampliamento dell’ultimo piano non furono mai ultimati e fu lasciato incompleto anche il rifacimento del prospetto interno sul giardino.
I turisti che da tutto il mondo vengono a visitare Palazzo Lampedusa non lo fanno tanto per la sua pregevolezza architettonica, ma esclusivamente perché era la dimora dello scrittore e cercano le tracce della società siciliana dell’epoca, che ha ispirato uno dei più famosi romanzi della letteratura Italiana.
Per questa ragione è stato preferito un restauro conservativo che ne ha mantenuto la sagoma ma anche le grosse lacune, i traversati originali dei prospetti, le cornici in parte esistenti e in parte perdute. Si è cercato di restaurarlo procedendo alla sola ri-funzionalizzazione delle aperture, riaprendo balconi, finestre e ingressi che erano stati chiusi.
I balconi del piano nobile sono stati realizzati nuovamente senza riproporre i “mensoloni” in pietra, ma utilizzando invece delle mensole in ferro che nella forma e collocazione vanno a ricordarne quelli originali in pietra.
Per quanto riguarda il ripristino di parte dei prospetti su strada e di tutti i prospetti interni, ad eccezione di quello sul giardino, gli architetti sono giunti a una conclusione: palazzo Lampedusa si caratterizza per un grande pregio, quello della distribuzione spaziale, l’articolazione delle parti comuni, la sequenza dei cortili, gli ambienti porticati, i corpi bassi, i percorsi comuni coperti e il giardino.
Si è giunti alla conclusione che la scelta più corretta fosse quella di restituire all’edificio l’aspetto originale di dimora nobiliare storica, operando però una semplificazione degli elementi decorativi. Questo ha permesso di rendere evidente la contemporaneità dell’opera e di stilizzare altri elementi come le colonne, che sono semplici, senza basamento né capitello, con una sezione ovale alla base e circolare sulla sommità. Questo tipo di espediente è stato utilizzato per altri elementi dell’architettura, come quelle che dovevano essere le balaustre in pietra delle terrazze, che sono state realizzate in metallo. Il risultato complessivo è un palazzo in cui si leggono chiaramente gli stili originari e la storia precedente e dove risulta chiaro l’intervento di ripristino tipologico, con la riproposizione degli elementi settecenteschi stilizzati.
INTERVENIRE CON I PRODOTTI MAPEI
L’Assistenza Tecnica Mapei ha collaborato con progettisti e impresa per proporre i prodotti più idonei a questo intervento.
Per incollare le modanature, i contorni delle finestre e i cornicioni è stata utilizzata la malta cementizia monocomponente MAPETHERM AR1, mentre per la lisciatura è stato utilizzato PLANITOP 510, rasatura calce-cemento consigliata per la rasatura a civile fine di intonaci prima della decorazione. Inizialmente la superficie è stata primerizzata con il fondo pigmentato uniformante QUARZOLITE BASE COAT, seguito dal rivestimento murale QUARZOLITE TONACHINO 1,2 con un’elevata resistenza a tutte le condizioni climatiche.
Per tutte le altre finiture esterne è stato applicato QUARZOLITE TONACHINO 0,7.
Per il ripristino delle stilature è stata utilizzata una malta a base di grassello di calce e ossidi, mentre per il successivo trattamento idrofobo non solo delle stilature ma di tutte le altre superfici oggetto del restauro è stato consigliato l’utilizzo dell’impregnate idrorepellente a base di silani e silossani in emulsione acquosa ANTIPLUVIOL W.
L’intervento di impermeabilizzazione sulla terrazza è stato effettuato con la malta cementizia bicomponente MAPELASTIC, che si applica sulle superfici pulite e che forma un rivestimento impermeabile, protettivo e di elevata flessibilità.
Per la posa delle piastrelle sono stati utilizzati l’adesivo cementizio KERABOND T e per la stuccatura delle fughe la malta ad alte prestazioni ULTRACOLOR PLUS.
Oggi il palazzo è tornato ad essere l’edificio amato e raccontato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa.