Arché: una comunità di “cuori pensanti”
“Contaminiamo con positività e colori la periferia milanese” Padre Giuseppe Bettoni ci parla del progetto di CasArchè nel quartiere di Milano, tra laboratori sartoriali per mamme bisognose e sfide future per la comunità da affrontare con l'aiuto dei propri volontari e di Mapei.
“Contaminiamo con positività e colori la periferia milanese” Padre Giuseppe Bettoni ci parla del progetto di CasArchè nel quartiere di Milano, tra laboratori sartoriali per mamme bisognose e sfide future per la comunità da affrontare con l'aiuto dei propri volontari e di Mapei.
Padre Giuseppe, come nasce e che ruolo ha CasArché nel quartiere di Quarto Oggiaro?
CasArché nasce dalla volontà di posizionarsi nei luoghi limite, di portare bellezza e solidarietà dove prima regnavano la bruttura e il degrado, di contaminare con positività e colori la periferia milanese. Il ruolo che riveste oggi, oltre a quello primario e fondante di comunità, è quello di essere luogo aperto alla città e alla cittadinanza, offrendo alle persone occasioni di confronto socio-culturale, scambio, sostegno… e siamo solo all’inizio!
CasArché è in primis comunità: quale servizio offre e quali sono le sfide del futuro?
L’accoglienza di CasArché è riferita a donne, insieme ai loro bambini, che soffrono di grave disagio psico-sociale; l’intento è quello di accompagnare la loro attività genitoriale e di garantire al nucleo nuova serenità personale. È una “comunità sperimentale” che dalla violenza subita conduce a una rinascita delle anime che ci vengono affidate dai Servizi Sociali di Milano e dei comuni limitrofi. La particolarità di CasArché è la dimensione dell’accompagnamento nel “dopo”: la mamma e il suo bambino non vengono abbandonati al termine del percorso in comunità ma accompagnati anche in quello verso l’autonomia, fatta di casa e lavoro, binomio che porta a restituire quel benessere necessario al nucleo.
Un’intuizione che ha voluto inserire, nella dimensione della periferia, un luogo che potesse diventare sia punto di riferimento per il quartiere sia luogo imprenditoriale.
Esattamente. In quest’ottica abbiamo aperto il laboratorio sartoriale, dove le nostre mamme imparano un mestiere e sviluppano competenze professionali. A ottobre partono i lavori per la realizzazione della Corte di Quarto, struttura di alloggi protetti volta a diventare nuovo esempio di “borgo solidale”, luogo di bene comune e mutuo aiuto. Come per CasArché, dove voglio ricordare l’apporto fondamentale degli imprenditori e dello studio di architettura 23bassi, anche per la realizzazione della Corte di Quarto, immaginiamo al nostro fianco Mapei. Da soli sarebbe impossibile far fronte a queste sfide.
Ecco Mapei: un legame storico che non è mai mancato nelle iniziative di Arché.
Con Mapei abbiamo mosso i primi passi insieme, fin quando ero parroco di Sant’Angela Merici. Potrei affermare senza dubbio che è un vero e proprio rapporto di amicizia, una continuità personale e professionale che dura da quasi 30 anni. Il sostegno di Mapei non è mai mancato e, anzi, si è rafforzato di anno in anno: è importantissimo per noi che un’azienda solida, internazionale e riconosciuta per la propria qualità abbia dimostrato, e continui a dimostrare, una spiccata e profonda attenzione per il sociale e per i più fragili.
Nomi e volti, prima dei ruoli rivestiti: quanto è importante l’apporto personale?
Moltissimo, basti pensare che abbiamo 250 volontari che si mettono in gioco ogni giorno. Arché, anche grazie a questi “cuori pensanti”, vive, cresce e corre verso il futuro.