intervistato
Giuseppe Fallacara
Professore Ordinario di Progettazione Architettonica
Parla il Professor Giuseppe Fallacara, curatore della mostra "Marmomac Meets Academies" e docente del Politecnico di Bari

Professor Fallacara come è nata la mostra "Marmomacc Meets Academies"?

Si tratta di un ponte tra il mondo accademico e quello aziendale, che spesso procedono separatamente. Qui abbiamo invece la materializzazione plastica di un interessante incontro tra la ricerca e il mondo della produzione, che si concretizza nella realizzazione di prototipi: il risultato pratico di una ricerca teorica che si può toccare, vedere, analizzare e anche criticare.

Quanto è importante la collaborazione tra università e impresa nel settore dei materiali litici?

Senza ricerca il settore sarebbe limitato al taglio e alla vendita dei blocchi: non ci sarebbe quel valore aggiunto che deriva dalla trasformazione del materiale che, a sua volta, deriva dall’intervento della creatività. Attraverso il mondo dell'arte e dall'architettura siamo in grado di intuire alcuni scenari che necessitano di un know-how scientifico per essere realizzati. Senza questo connubio il settore delle pietre naturali non avrebbe lo slancio che rende la ricerca italiana tra le più avanzate al mondo.
"Senza il connubio tra università e impresa, il settore delle pietre naturali non avrebbe lo slancio che rende la ricerca italiana tra le più avanzate al mondo."

Qual è l’aspetto più interessante del progetto, presentato dal Politecnico di Bari e Stilmarmo nel contesto del progetto “Riparti”?

Abbiamo vinto un progetto bandito dalla regione Puglia, chiamato “Riparti”, proponendo di riutilizzare quello che viene chiamato “lo scarto” del materiale litico estratto in cava. Il termine “scarto” non è esatto perché della pietra si usa tutto, non ci sono parti da scartare, ma solo parti che vengono meno utilizzate o declassate economicamente. Queste devono combinarsi con la creatività per arrivare a creare un nuovo prodotto.
Nel caso degli oggetti qui esposti, grazie anche alla competenza dei tecnici Mapei e all’uso di prodotti specifici, abbiamo dato nuova vita a questi “materiali secondari”, aprendo nuovi scenari. I prodotti Mapei sono presenti in tanti di questi prototipi: nella volta sospesa che ha tessere in pietra ricomposta, che rappresentano le stelle fisse, all’interno delle quali ci sono frammenti di bottiglie di vetro, il tutto trattato con materiali Mapei per creare sia l’impasto che la lucentezza; i gradini della scala osteomorfica sono elementi sottoposti a sollecitazioni dinamiche che derivano da una lastra di pietra da 2 cm, svuotata e rinforzata con prodotti Mapei; con altri materiali dell’azienda abbiamo eseguito il trattamento superficiale di alcune superfici litiche; abbiamo anche usato adesivi Mapei per rendere compatibile il binomio “pietra-materiali isolanti”. Con MAPESTONE GR-ECO, malta a base di fibre di mela, abbiamo posato una
pavimentazione con una tassellazione geometrica complessa mentre con altre malte specifiche dell'azienda abbiamo installato lastre a basso spessoresottoprodotti dell’industria lapidea, nelle pavimentazioni dei centri storici sottoposte a elevato transito veicolare.
La volta sospesa in mostra a Marmomac Meets Academy ha tessere in pietra ricomposta con frammenti di bottiglie di vetro, il tutto trattato con materiali Mapei.

C’è una regia comune tra le università italiane ed estere sul tema della sostenibilità?

Da anni partecipo a Marmomac e ormai conosco bene chi lavora e fa ricerca nel settore della pietra in tutto il mondo. Ho invitato le persone che sono più affini a questo tipo di ricerca, coinvolgendo sia università italiane come La Sapienza di Roma e i Politecnici di Torino e Milano che università straniere come la Florida Atlantic University (FAU), l'Università di Porto, quella di Dortmund o l’University of Auckland.
I gradini della scala osteomorfica, anch'essa in mostra, derivano da una lastra di pietra da 2 cm, svuotata e rinforzata con prodotti Mapei.

In che modo il Politecnico di Bari si confronta con questi temi per formare i professionisti di domani?

La Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari è una delle più giovani d'Italia: ha solo trent'anni. Il suo fondatore, professor Claudio D'Amato Guerrieri, ha voluto focalizzare sin dall’inizio la ricerca sul settore lapideo all’interno del proprio territorio, anche perché dopo Carrara il distretto estrattivo più importante d'Italia è la Puglia. Lavoriamo sui temi della pietra da più di vent'anni attraverso corsi base, dottorati di ricerca e la partecipazione a bandi e fiere internazionali.
Cerchiamo di mostrare, come in Marmomac Meets Academies, l'esito delle nostre ricerche e l’essenza di una Puglia il cui territorio e il cui aspetto monumentale sono ampiamente caratterizzati dalla pietra calcarea.

Disponete di laboratori specificatamente dedicati allo studio dei materiali lapidei?

Con il collega Nico Parisi del Politecnico di Bari siamo riusciti a dare forma concreta a un sogno pluriennale: avere un nostro laboratorio di ricerca. Nico Parisi è oggi Direttore di uno dei più grandi laboratori d’Italia dedicati ai materiali lapidei, grazie al quale abbiamo oggi la possibilità di trasformare la didattica che, a nostro avviso, non deve più essere un’erogazione di pura materia teorica da parte del docente. Il docente deve essere parte del gruppo di ricerca che comprende gli studenti all'interno di un laboratorio dove si usa anche l'intelligenza delle mani. Anche le mani, infatti, oltre al cervello, hanno un’intelligenza che trasmettono, lavorando, al cervello. Gli studenti di architettura e industrial design devono assolutamente sporcarsi le mani e essere “materialisti” nel senso positivo del termine cioè conoscere la materia fino in fondo per rispettarla. Si tratta di un approccio raro nelle facoltà di architettura dove la maggior parte dei docenti ha una preparazione più teorica.

Unire la pratica alla teoria, questo è quello che cerchiamo di fare all'interno del FabLab e i risultati sono eccezionali: gli studenti sono contentissimi, sono i primi ad aprire le porte del laboratorio la mattina e gli ultimi ad andarsene la sera e, anche usando tanta creatività, riescono a trovare le soluzioni a problemi tecnici anche difficili.

Il FabLab si trova a Bitonto, a 18 km da Bari, dove si trova la sede della Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. È quindi una delle sedi satelliti della Facoltà che abbiamo creato perché crediamo anche in una sorta di micro-diffusione dell’istituzione accademica. Piuttosto che avere il grande campus, prediligiamo delle sezioni che possono essere parte integrante dei territori perché queste piccole cellule possono far crescere la microartigianalità.
"Gli studenti di architettura e industrial design devono assolutamente sporcarsi le mani e conoscere i materiali lapidei fino in fondo per rispettarli"
Il FabLab del Politecnico di Bari, con sede a Bitonto, è uno dei più grandi laboratori d’Italia dedicati ai materiali lapidei.
intervistato
Giuseppe Fallacara
Professore Ordinario di Progettazione Architettonica
Linee di prodotto
Pavimentazioni architettoniche in pietra
Prodotti per ceramica e materiali lapidei
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