Magnanelli: umiltà, lavoro e sacrificio per una squadra vincente
Francesco Magnanelli, Capitano del Sassuolo Calcio, ricorda Giorgio Squinzi.
Francesco Magnanelli, Capitano del Sassuolo Calcio, ricorda Giorgio Squinzi.
Era un grande, c’è poco da dire… era diverso da tutti gli altri.
Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo e di condividerci tanto. Non dimenticherò mai la sua classica domanda quando ci vedevamo “Capitano la squadra come sta?”, lui si interessava a modo suo alla squadra, la prima cosa che chiedeva sempre era come stessimo… perché per lui eravamo più di una semplice azienda, di una semplice squadra di calcio, per lui eravamo quasi come dei figli e quindi si preoccupava per il bene dei suoi figli. Non ci ha fatto mai mancare niente e credo che l’affetto delle persone presenti per l’ultimo saluto in Duomo sia la dimostrazione chiara di quello che era e che rappresentava per tanti di noi.
Chi era Giorgio Squinzi?
Io credo che in tanti sappiano che tipo di persona era e quali valori ha cercato di trasmettere, quello che ha costruito, io invece posso raccontarvi il rapporto che aveva con me e con la squadra.
Lui e la sua famiglia hanno sempre cercato di farci capire quanto eravamo importanti per loro, fin dall’inizio hanno puntato su progettualità, umiltà, lavoro, sacrificio ma soprattutto il raggiungere determinati obbiettivi senza prendere scorciatoie.
Un presidente lungimirante, un presidente che vedeva oltre la singola partita ma che cercava di costruire le fondamenta di qualcosa di più grande e di duraturo nel tempo.
Abbiamo passato tantissimi momenti insieme, fortunatamente più belli che brutti ma se devo essere sincero è nei momenti difficili che lui e la sua famiglia hanno fatto la differenza sostenendoci e supportandoci.
Personalmente avevo un rapporto splendido, nutro una stima immensa verso di lui per il modo di affrontare le cose e per la tenacia con cui ha ottenuto i suoi risultati.
Non dimenticherò mai la telefonata che ci siamo fatti 20 minuti dopo la promozione in serie A (tra l’altro era pure il giorno del suo compleanno), gli sguardi e gli abbracci dopo le prime vittorie con l’Inter (rivale storica essendo tifoso milanista), il suo sostegno nel momento in cui mi sono operato al ginocchio.
Ci mancherà ovviamente ma ci ha lasciato tantissimo, ci ha lasciato idee, linee guida, modi di fare, pensieri su come si fa gioco di squadra che noi dovremmo cercare di esaltare al massimo… era unico.
È ovvio che noi in questo momento vorremmo spaccare il mondo e dedicargli più cose possibili ma la realtà è un’altra. La realtà è che dobbiamo cercare di fare punti il prima possibile per cercare poi di ambire a qualcos’altro perché il campionato è delicato e difficile e questo lo sapeva anche lui. Però siamo partiti da lontano e siamo arrivati in alto, perciò perché non potremmo nel tempo arrivare ancora più in alto? Non possiamo dire di no al Presidente, non si può dire che non si possa almeno cercare di sognare.
Mi mancherà tremendamente sapere che se avessi bisogno lui non ci sarà più, ma allo stesso tempo potrò aggrapparmi a tutti gli insegnamenti che in questi anni mi ha lasciato e che custodirò gelosamente…
Riposa in pace Presidente.