Autore
Gerardo Semprebon
Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani

L'hôtellerie sta evolvendo rapidamente, con nuove tendenze che rivoluzionano il settore. La crescente attenzione alla sostenibilità, l'integrazione di tecnologie avanzate e un'ospitalità sempre più inclusiva sono solo alcune delle forze che stanno ridefinendo l'esperienza alberghiera. L'Italia, grazie alla sua vocazione turistica, si posiziona al centro di questo rinnovamento.

L’hôtellerie è un settore in costante evoluzione. Oltre alle tendenze, alle mode e ai format che sembrano consolidarsi attorno a schemi di mercato noti, emergono alcuni elementi di discontinuità rispetto al passato che meritano di essere esaminati. Questi elementi stanno ponendo le basi per nuove e significative aperture progettuali. Tra le maggiori spinte del cambiamento non si può non citare la crescente attenzione alla sostenibilità. Gli ospiti sono sempre più consapevoli dell'impatto ambientale delle loro scelte e cercano strutture che condividano i loro valori ecologici. Gli hotel stanno rispondendo a questa domanda con iniziative green, come l'uso di energia rinnovabile, programmi di riduzione degli sprechi e pratiche di riciclaggio avanzate. Il crescente “mercato del green” si traduce anche nell’utilizzo di materiali sostenibili, dove oltre alle pratiche legate all’economia circolare si sta facendo largo tutto un filone legato ai biomateriali.
Parallelamente, la tecnologia sta rivoluzionando l'esperienza degli ospiti. Il check-in e il check-out automatizzati stanno diventando standard, riducendo i tempi di attesa e migliorando l'efficienza. Le chiavi digitali permettono agli ospiti di accedere alle loro stanze tramite smartphone. Senza contare i servizi di concierge virtuale, spesso basati su riconoscimento facciale o intelligenza artificiale, che possono rispondere a domande, fare raccomandazioni e persino effettuare prenotazioni, offrendo un livello di personalizzazione e convenienza senza precedenti. Alla dimensione digitale si affianca la dotazione tecnologica fisica; ad esempio, la diffusione di droidi camerieri, visti all’opera durante il mio recente soggiorno in Cina.
Dall'attenzione alla sostenibilità ai servizi hi-tech: i cambiamenti in corso aprono a una nuova progettualità nella definizione di usi e spazi
Un'altra tendenza emergente è la valorizzazione delle esperienze locali. Gli ospiti, non solo i vacanzieri, non cercano più solo un luogo dove dormire, ma desiderano vivere esperienze autentiche che riflettano la cultura e la comunità locale. Gli hotel stanno rispondendo a questa richiesta collaborando con artigiani, chef e guide locali per offrire esperienze uniche, come tour culturali, laboratori di cucina ed eventi locali. Questa enfasi sulla località non solo arricchisce l'esperienza degli ospiti, ma promuove anche il sostegno all'economia locale e la preservazione delle tradizioni culturali.
Un aspetto interessante è inoltre la crescente sovrapposizione degli usi. Al binomio business/leisure come rigida categorizzazione del motivo di soggiorno in albergo si sta velocemente sostituendo una richiesta di spazi dove il confine tra lavoro e piacere sfuma in situazioni ibride e fluide, che il web ha già battezzato bleisure o leasness. Questa tendenza si traduce spesso nell’allestimento di atmosfere evocate negli interni e in un’estensione fisica e virtuale dell’esperienza di soggiorno, facendo leva su dotazione tecnologica e mix originali di usi possibili dentro e fuori la stanza d’albergo. Si vanno via via delineando nuovi modi di percepire il tempo in relazione alle priorità, dove cura del corpo e salute si posizionano in modo sempre più baricentrico rispetto lavoro e tempo libero. Oltre a riflettersi sull’organizzazione delle funzioni, il crescente ruolo del benessere psicofisico diventa occasione di esplorazione di nuovi riti della quotidianità ed esperienze catartiche possibili lontano dalle inerzie domestiche e dai paradigmi tradizionali.
La cura del corpo e la salute rivestono un ruolo sempre più importante nella scelta di un albergo. Nella foto, la spa del Riverton Hotel di Göteborg (Svezia).

Un’opportunità di rilancio del territorio

Molti eventi degli ultimi anni, si pensi alle crisi economiche, sanitarie e geopolitiche, hanno avuto un impatto globale sulla progressiva disgregazione della dicotomia tra la casa e l’hotel - in passato da alcuni considerato l’anti-casa per eccellenza - che hanno portato a un inevitabile ripensamento degli spazi dal punto di vista di tempi, usi, e reciproche flessibilità. Questa tendenza trae nutrimento anche del fenomeno ormai non più così recente del nomadismo digitale: quel mondo di reti e persone che sfruttano le modalità di lavoro in remoto per spostarsi, saltuariamente o continuamente. Il quadro che si sta delineando ritrae una crescente propensione, non sempre solo spontanea ma anche pianificata, a delocalizzare il lavoro che sfrutta le connessioni informatiche. Oggi, molti professionisti su scala globale non sono più disposti a lavorare solo per produrre e consumare di più. Al contrario, vogliono vivere esperienze e connessioni significative e di valore, che possano arricchirli sia a livello personale che professionale. Capire e interagire con questo cambiamento rappresenta un’importante occasione di sviluppo non solo per il network degli albergatori ma anche per il territorio, nonché una possibilità di rilancio per quei luoghi che a lungo hanno sofferto di condizioni di subalternità rispetto ai centri urbani. Sotto questa luce, la struttura demografica italiana offre un’incredibile varietà di offerta come testimonia il fatto che più del 70% dei Comuni italiani, quelli con meno di 5.000 abitanti, ospitano solo il 16% della popolazione. 
Molti professionisti scelgono la modalità di lavoro in remoto per potersi spostare facilmente tra luoghi diversi. Diversi alberghi hanno riorganizzato i propri spazi per adattarsi a queste nuove esigenze.

Ospitalità inclusiva

Non va sottovalutata anche l’attenzione all’ospitalità inclusiva, una tendenza in forte opposizione a uno dei mantra dell’hôtellerie classica: l’esclusività, intesa come cardine di quel nucleo di idee che concorre a percepire il soggiorno come un’esperienza unica, customizzata, irripetibile e, giocoforza, non accessibile a tutti. Mentre risulta evidente come alcune nicchie di offerta insistano su questo approccio, la crescente specificità della domanda del mercato apre a proposte di soggiorno più flessibili e performanti, che si rendono disponibili alla platea più ampia. Rendere gli hotel accessibili a tutti, indipendentemente dalle abilità fisiche, dall'età o dall'orientamento sessuale non è più solo un requisito normativo ma uno stimolo verso la riscoperta dell’ergonomia degli spazi. Il valore che attribuiamo a questa tendenza passa attraverso un processo più lungo, che interessa in primis una rinnovata percezione della diversità e come si voglia interagire con essa.
Questi cambiamenti, alcuni in potenza altri già in atto, aprono a nuovi atteggiamenti progettuali nella definizione di usi e spazi nelle strutture ricettive, specialmente per coloro interessati a cogliere le richieste delle utenze emergenti. Se infatti possiamo intendere il paradigma dell’albergo classico come una successione di spazi che gradualmente conduce dall’ambito pubblico della strada all’ambito privato della stanza, i cambiamenti sociali, economici e tecnologici sembrano reclamare un’impostazione alternativa. Ecco che allora la rigida concatenazione tra reception, sale comuni, corridoi e stanze potrebbe subire un processo di smontaggio e riarticolazione degli spazi tanto negli usi quanto nelle interazioni tra parti collettive e pubbliche, e delineare un futuro che vada oltre l’idea classica di hotel.
La rigida concatenazione tra reception, sale comuni, corridoio e stanze è destinata a subire un processo di smontaggio e riarticolazione

L’Italia rinnova l’offerta alberghiera

Il contributo del turismo è sempre più decisivo per la crescita dell’economia di Paesi anche di consolidata tradizione industriale.  L’Italia (seconda economia europea dopo la Germania dal punto di vista manifatturiero) è un Paese a forte vocazione turistica grazie alla sua attrattività riconosciuta in tutto il mondo. Nel 2023 la quota dell’industria delle vacanze è stata pari al 13% del Pil e ha contribuito con 225 miliardi di euro: in questa classifica è davanti a concorrenti come Francia e Germania. L’anno scorso il settore dei viaggi e del turismo (dopo gli anni della pandemia Covid-19) è aumentato di oltre l’8% nella Ue spingendo la spesa internazionale per le vacanze a 471,5 miliardi di euro.
In questo quadro complessivo assume un ruolo centrale, anche in funzione della competitività e qualità del sistema-Paese, il comparto ricettivo che, in Italia, può contare su circa 32.000 alberghi e oltre 188.000 esercizi extra-alberghieri. Soltanto gli hotel fatturano 22 miliardi di euro all’anno e rappresentano il 10% dell’offerta mondiale. In Italia siamo in presenza di un panorama molto variegato ma in continua evoluzione per soddisfare le richieste della domanda interna e soprattutto di quella internazionale. Quasi la metà degli alberghi (46,2%) è classificata a 3 stelle, mentre il 15,9% è a 2 stelle. Gli hotel top e di fascia elevata (4-5 stelle) rappresentano poco più del 21%. Prevale ancora una dimensione spesso medio-piccola, ma la situazione sta cambiando a gran velocità e l’Italia è sempre più al centro dell’interesse degli investitori e delle grandi catene alberghiere che scommettono sulle potenzialità del Paese.
Basta qualche dato per fotografare l’evoluzione in corso. Negli ultimi dieci anni gli hotel appartenenti a una catena sono passati da 1.324 del 2013 a 2.105 del 2022 a fronte di un’offerta complessiva di hotel scesa da 33.316 unità a 31.961.
Questo trend rientra in un più generale riposizionamento del settore alberghiero italiano, impegnato in uno sforzo per razionalizzare e rinnovare le strutture, migliorare standard e qualità, proporre nuovi servizi (dalle palestre alle Spa, alle piscine) con l’obiettivo di aumentare l’attrattività rispetto alla concorrenza internazionale.
Autore
Gerardo Semprebon
Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani
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