Intervistato
Martin Rein-Cano
Architetto, Topotek 1, Berlino (Germania)
L'architetto argentino-tedesco ci parla della sua idea di progettazione degli spazi aperti in contesti urbani

Lei lavora all’incrocio tra l’architettura del paesaggio e l’urbanistica. Dal suo punto di vista, quanto è importante oggi la fruizione degli spazi aperti da parte dei cittadini, nelle città come nei luoghi di vacanza? È cambiato qualcosa negli ultimi anni?

Gli spazi aperti pubblici costituiscono un importante fattore di scambio e di interazione sociale, specialmente nelle città. In tempi di crescenti movimenti globali, gli incontri tra gruppi sociali e culture differenti sono diventati sempre più importanti per una coesistenza urbana funzionale e armoniosa. Il modo in cui vengono utilizzati gli spazi pubblici è molto cambiato nelle ultime decadi. Il loro uso è tradizionalmente legato all’appartenenza culturale. Dopo la pandemia Covid-19, la coesione sociale vissuta abitualmente nelle piazze e nei parchi del Sud Europa si è diffusa più solidamente anche nel Nord, dando luogo a una “mediterraneizzazione”: i cittadini hanno preso l’abitudine di passare più tempo all’aperto, sulle terrazze dei ristoranti, nei parchi, verdi e nelle piazze. Gli spazi aperti non sono più soltanto usati esclusivamente nel tempo libero, ma sono diventati una componente essenziale di tanti momenti della vita urbana. Il loro spettro di utilizzo non comprende soltanto lo sport e il tempo libero, ma anche, per esempio, il lavoro da remoto. Si sono verificati spostamenti e sovrapposizioni tra la sfera pubblica e quella privata, oltre a un utilizzo crescente di spazi urbani per attività tradizionalmente private, come il giardinaggio. La progettazione urbana deve tenere presente tutto ciò e ricercare approcci programmatici differenti, coinvolgendo maggiormente gli utenti nel processo. Oggi più che mai, gli spazi aperti devono essere considerati come spazi culturali, “teatri urbani” nei quali gli individui sono gli attori che coltivano la propria sfera pubblica.

Quanto è importante per lei il contesto naturale in cui si situa un intervento?

Il contesto naturale è importante come gli altri fattori. In quanto componente fisica permanente, rappresenta un importante parametro da tenere presente durante lo sviluppo concettuale di un progetto. Aspetti come la vegetazione, l’acqua e il clima sono elementi che non possono essere ignorati. Allo stesso tempo, la misura in cui il contesto naturale può trascendere il suo ruolo e costituire un driver concettuale varia da progetto a progetto. Per una progettazione riuscita è tuttavia essenziale che le componenti legate al contesto naturale e alla sostenibilità non abbiano la priorità su altri criteri. Per prevenire approcci squilibrati – come abbiamo visto con il focus sull’automobile nei piani urbanistici degli anni 60 e 70 – tutte le componenti devono essere tenute presenti e armonizzate.
ZAC Le Croissant, Paris/Nanterre, Francia (2020). © Hanns Joosten

Uno spazio aperto è una moderna agorà nella quale incontrare persone, osservare, vivere il quotidiano. Nel progettare questo tipo di spazio lei è di solito attento anche alle sensazioni ed emozioni provate da chi lo attraversa. Come riesce, nel suo lavoro, a generare emozioni?

La capacità di un progetto di coinvolgere emotivamente varia a seconda del luogo e degli obiettivi
A Berlino, per esempio, dove si trova il nostro studio, i cittadini sono generalmente così estroversi e di mentalità aperta, che non è necessario intervenire con misure specifiche di progettazione degli spazi per coinvolgerli emotivamente. La cittadinanza è in grado di fruire gli spazi pubblici con differenti modalità ed è già internamente disponibile a interagire a livello emozionale, a osservare e a esibirsi all’interno di un dato spazio. In ambienti più sobri, come a Copenaghen dove abbiamo sviluppato il progetto Superkilen, abbiamo ritenuto opportuno rinforzare le esperienze emozionali negli spazi pubblici, attraverso provocazioni mirate, humor, uso dei colori o di altri elementi sensoriali. Per il nostro progetto a Bergamo, in un contesto di riscaldamento globale, l’idea di piantare il proprio albero innesca connessioni emozionali tra le persone. Un’architettura del paesaggio risulta vincente quando riesce a emozionare in maniera intelligente senza fare affidamento soltanto su un approccio sentimentale o populista.
“L'architettura del paesaggio deve emozionare in maniera intelligente senza fare affidamento solo su un approccio sentimentale o populista”

In un mondo sempre più fluido e dinamico, quanto è importante la durabilità di materiali e interventi?

La durabilità di un intervento ha una grande importanza, non solo per ragioni di sostenibilità, ma anche per aspetti legati all’identità culturale. È tragico vedere luoghi bloccati in un loop di continui rinnovi e riscritture del costruito. Per dare un valore più alto a un luogo, coltivare ciò che già esiste è cruciale, privilegiando cura costante e conservazione degli spazi pubblici rispetto a rinnovi e ciclici ricambi. Allo stesso modo, è anche importante incoraggiare il graduale e necessario cambiamento. Pertanto, luoghi ben riconosciuti e utilizzati dovrebbero essere mantenuti per preservare la loro funzionalità, mentre le nuove realizzazioni sono più adatte a spazi "vergini". Questo è l’unico modo per creare luoghi contemporanei che incontrino la domanda corrente di spazi aperti pubblici, piuttosto che ripetere e copiare ciò che è vecchio e ci è più familiare.
Picnic in Acqua, Mostra Nazionale di Orticultura, Schwerin, Germania (2009). © Hanns Joosten

Quale valore aggiunto può dare a un progettista del paesaggio la partnership con un fornitore di materiali? 

Una stretta cooperazione con i produttori può avere un ruolo molto importante, in quanto i fornitori hanno una conoscenza molto dettagliata delle innovazioni tecnologiche del momento e delle proprietà e applicazioni dei materiali. Per questa ragione, abbiamo in corso da molti anni fruttuose partnership con alcuni produttori.
“Una stretta collaborazione con i produttori ha un ruolo importante perché i fornitori conoscono le innovazioni tecnologiche e le applicazioni dei materiali”
Mercato e Parcheggio KAiAK, Köpenik/Berlino, Germania (2007). © Hanns Joosten

“Grow Together” è il tema del Landscape Festival 2023. Che significato ha per lei questa manifestazione?

Per noi è stato interessante trasporre questo tema nel nostro progetto, in quanto noi promuoviamo gli spazi verdi all’interno della città. Un aspetto importante e il fascino del giardinaggio stanno nella fragilità di quanto viene creato, che deve essere coltivato e curato nel tempo. In questo senso, con questo progetto non vogliamo creare un giardino temporaneo “usa e getta”, ma contribuire alla discussione sui temi della sostenibilità anche dopo la fine del festival. Ci piacerebbe invitare i visitatori a lasciare che emerga qualcosa di duraturo a partire da un'installazione temporanea, per fare sì che nuovi microcosmi verdi crescano simultaneamente in città e creare a lungo termine spazi verdi supplementari a Bergamo. Le piante offrono la preziosa opportunità di contrastare il crescente effetto dell’“isola di calore”, contribuendo alla riduzione dei picchi di temperatura e di conseguenza alla “resilienza climatica” della città.

A Bergamo curerà Piazza Vecchia. Su quali temi state lavorando? 

Oltre a rendere verde la città, il nostro progetto in Piazza Vecchia vuole creare uno spazio interattivo che possa riunire le persone con un senso di comunità,permettendo ai partecipanti di “crescere insieme” a un livello ulteriore. La nostra scultura – una piramide con una funzione di “sofà urbano” – è condivisa nello stesso modo da turisti e residenti. Attraverso una differente distribuzione delle piante, viene creato sempre più spazio per i visitatori, che possono fermarsi e stare insieme. Per tutta la durata del festival, ciò creerà un “salotto comune” per Bergamo. Oltre agli aspetti legati al clima e alla sostenibilità affrontati attraverso l'uso del verde, la scultura agisce come una “cura” a livello psico-sociale per la città, che è stata particolarmente colpita dalla pandemia Covid-19.
Parco del Castello Wolfsburg, Mostra Nazionale di Orticultura, Wolfsburg, Germania (2004). © Hanns Joosten

MARTIN REIN-CANO 

È nato a Buenos Aires nel 1967, dove vive fio a 12 anni per poi trasferirsi a Francoforte. Studia storia dell’arte prima di scoprire l’architettura del paesaggio e trasferirsi ad Hannover e San Francisco per proseguire gli studi. Nel 1996fonda a Berlino lo studio di architettura del paesaggio TOPOTEK1, che predilige un approccio olistico nel creare spazi pubblici che siano espressione della società nel suo complesso. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, come il primo premio dell’Architettura tedesca del paesaggio nel 2015 per il suo lavoro sull’abbazia di Lorsch, in Germania. A settembre sarà a Bergamo per il Landscape Festival 2023, con un progetto realizzato nella Piazza Vecchia e una lectio magistralis.

BERGAMO LANDSCAPE FESTIVAL

Il Landscape Festival - I Maestri del paesaggio è un evento internazionale dedicato alla promozione della cultura del paesaggio, che si tiene a Bergamo dal 2011. Riconosciuto come un evento unico in Italia e all’avanguardia in Europa per visione, contenuti e format esperienzale, è organizzato dall’associazione Arketipos con il sostegno del Comune di Bergamo. Partendo dall’opportunità di mostrare al mondo i tesori nascosti di Bergamo e Brescia, nominate Capitali Italiane della Cultura 2023, la commissione scientifica del Landscape Festival, ha individuato in “Grow Together -Crescere Insieme” il tema del 2023. Crescere insieme al paesaggio, come persone, come comunità, ma anche come città. Il festival si terrà a Bergamo e Brescia dal 7 al 24 settembre.

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