Intervistato
Mario Cucinella
Architetto, Hon. FAIA, Int. Membro del RIBA, Fondatore e presidente dello studio Mario Cucinella Architects
Il fondatore e presidente di Mario Cucinella Architects, condivide il suo punto di vista sul ruolo degli edifici alti nelle città contemporanee e descrive le sfide incontrate nella progettazione della torre Unipol di Milano.

Ha definito la Torre Unipol “architettura sensoriale”. Perché?

Da tempo abbiamo avviato una pratica progettuale affinché gli edifici siano concepiti come organismi in grado di interagire con l’ambiente circostante: grazie a un apparato che funzioni come “sensore”, rappresentato da quegli elementi dell’organismo che sono a diretto contatto con l’esterno come la pelle e il basamento, l’edificio trae le risorse per garantire le condizioni di comfort migliore da un punto di vista ambientale, spaziale e sociale, riducendo gli impatti negativi sull’ambiente e in complicità con il contesto, verso il quale si rapporta come un elemento attivo esportatore di valore aggiunto. Nella Torre Unipol la pelle rappresenta l’elemento che fa dell’edificio un organismo in continuo scambio con l’esterno, un intreccio di rami ordinati che interagiscono mediante luce e aria. La doppia pelle, così come l’atrio, agisce da buffer bioclimatico dinamico. In inverno l’intercapedine agisce da strato isolante aggiuntivo che contribuisce a ridurre significativamente le perdite di calore. Durante la stagione estiva, invece, la ventilazione dell’intercapedine limita il surriscaldamento degli ambienti retrostanti. Per una consistente porzione dell’anno, l’effetto mitigante della doppia pelle offre la possibilità di ventilare naturalmente gli spazi interni adiacenti, raggiungendo elevati livelli di comfort senza ricorrere ad alcun sistema attivo.

Ci parla del perché l’edificio è considerato una piccola macchina climatica?

Non proprio piccola. Molti sono gli elementi, oltre al tema “pelle”. Possiamo intenderlo come macchina bioclimatica a partire dalla forma dell’edificio che è stato progettato su pianta ellittica per aumentarne l’efficienza energetica, riducendo significativamente la superficie disperdente (naturalmente, se comparata a un edificio di analoga volumetria ma dalla forma rettangolare) e interagendo maggiormente con il contesto micro-climatico circostante. La sua posizione nasce poi da un attento studio dell’area di progetto, cosa che ha consentito il miglior compromesso tra forma del lotto e ottimizzazione degli orientamenti. Il risultato è un volume che intercetta l’area con maggior soleggiamento invernale (identificata grazie all’analisi delle proiezioni degli edifici circostanti), offrendo la possibilità di interagire attivamente con il contesto climatico circostante. Il grande atrio interno verticale sul lato sud-ovest agisce come buffer bioclimatico: durante l’inverno si comporta come una vera e propria serra, riducendo le dispersioni termiche dell’involucro e trattenendo i guadagni solari gratuiti; durante l’estate contribuisce ad offrire protezione solare agli spazi-ufficio retrostanti e, aprendosi verso l’esterno grazie al lucernario posto in sommità, sfrutta l’effetto camino per ventilare naturalmente l’intero spazio. Lo studio del layout interno concentra la maggior parte degli uffici sui fronti Est-Nord-Ovest, massimizzando i benefici derivanti dalla disponibilità di luce diffusa e offrendo la possibilità di affacciarsi sul parco adiacente. L’involucro vetrato permette una penetrazione ottimale della luce naturale negli ambienti interni. Il controllo della radiazione luminosa e la prevenzione dell’abbagliamento sono affidati a tende esterne a lamelle regolabili poste sia all’interno dell’intercapedine della doppia pelle sia verso il grande atrio centrale. Naturalmente anche la Serra ha funzione bioclimatica: in inverno, grazie a un sistema di lamelle fotovoltaiche mobile, rimane chiusa e immagazzina i guadagni solari. In estate, le lamelle escludono la radiazione solare diretta, offrendo adeguata ombreggiatura, massimizzando allo stesso tempo la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, mentre le aperture basali e sommitali permettono di beneficiare dell’effetto della ventilazione passante. 
Il grattacielo è stato progettato su pianta ellittica per aumentarne l’efficienza energetica, riducendo significativamente la superficie disperdente

Come la Torre Unipol dialoga con l’area di Porta Nuova, già densa di edifici “importanti”?

Il progetto per la Torre Unipol nasce in un quadrante di Milano che nel corso di anni ha vissuto una trasformazione urbana eccezionale e in un periodo che vedeva lo sviluppo di Porta Nuova Garibaldi e Varesine già molto avanzato, con le nuove architetture – di altezze fino a quel momento non tipiche dell’area – praticamente completate e nuovi spazi pubblici consegnati alla città.  Il progetto ha dunque dovuto svilupparsi all’interno di un lotto completamente urbanizzato e quindi con vincoli particolarmente stringenti che hanno portato a specifiche scelte progettuali.

Quanto ha influito la regola dei 60° nel disegno complessivo? Regole come queste sono una costrizione o un’opportunità?

Le regole sono necessarie anche per garantire uno sviluppo urbano omogeneo. Poi, naturalmente, non è detto che ogni singola sia “apprezzata” da tutti e che, lì per lì, sia percepita come stimolo e non come puro vincolo. In questo preciso caso il progetto, a partire dalla competition, ha avuto nel suo sviluppo una serie di modifiche e di arricchimenti progressivi alla geometria anche molto radicali: all’inizio la proposta prevedeva un edificio piatto in sommità, tagliato orizzontalmente, con un giardino in copertura. Da qui ne sarebbe derivata una torre di 80 metri. La committenza richiedeva un’architettura più iconica, naturalmente nel rispetto del contesto e quindi della regola dei 60 gradi: l’evoluzione del progetto ha quindi previsto la possibilità, a fronte parco, di alzarsi in altezza seguendo la giacitura della direttrice dei 60 gradi, fino a 124 metri, sviluppando così un’architettura non più a geometria orizzontale ma appuntita. Avendo poi più spazio in altezza, è stato possibile chiudere l’edificio con la creazione di una serra. La normativa ha quindi portato a uno “sforzo” progettuale e alla creazione di una geometria più complessa, ricca e iconica.

Nella fase di progetto quanto le aziende che forniscono nuovi materiali e tecnologie possono agevolare e migliorare l’idea progettuale?

Molto. Poter contare su materiali e tecnologie che rendano più efficiente e a minor impatto un edificio, può consentire di dare un indirizzo non solo all’idea ma alla progettazione vera e propria dello stesso: il suo orientamento, la sua forma, la sua maggior o minor trasparenza, la sua estetica.

Gli edifici alti hanno cambiato profondamente lo skyline di Milano. Qual è il suo parere a riguardo?

Non che gli edifici alti non fossero già presenti in Città. Solo per citarne alcuni ricordo Torre Velasca, grattacielo Pirelli, Torre Snia, Torre Breda, Torre Galfa. Fanno parte della storia architettonica della città. Quello che si è visto negli ultimi 10 anni è una maggior concentrazione geografica di sviluppi verticali che hanno contribuito a una nuova identità di una parte di città, forse quella più riconoscibile a livello internazionale. Non credo si debbano avere giudizi assoluti su singoli edifici, siamo essi alti o bassi. Quello che conta, in uno sviluppo urbano, è una visione di insieme di medio/lungo periodo e la presenza di strumenti che tengano sotto controllo interventi fuori scala e fuori contesto. Ma soprattutto una visione che non sia puramente “geografica” ma anche “sociale”.
Quello che conta nello sviluppo verticale della città è una visione d'insieme di medio/lungo periodo che tenga sotto controllo interventi fuori scala e fuori contesto

Mario Cucinella

Laureatosi all'Università di Genova nel 1986, Mario Cucinella ha poi fondato MCA - Mario Cucinella Architects nel 1992. Per il suo lavoro su temi ambientali e sociali ha ricevuto importanti riconoscimenti, come l'International Fellowship del Royal Institute of British Architects (2016) e l'Honorary Fellowship dell'American Institute of Architects (2017). Ha inoltre tenuto conferenze presso le università di Ferrara, Napoli, Monaco (Germania) e Nottingham (Regno Unito).
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Mario Cucinella
Architetto, Hon. FAIA, Int. Membro del RIBA, Fondatore e presidente dello studio Mario Cucinella Architects
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