Progetti
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03/07/2024
Il progetto di ristrutturazione del Canale Emiliano-Romagnolo nella zona Reno-Crevenzosa
Scopriamo le funzionalità, i problemi e le soluzioni del Canale Emiliano-Romagnolo, il più grande canale di irrigazione d'Italia, ristrutturato grazie alle soluzioni Mapei.
Il Canale Emiliano-Romagnolo, il più grande canale di irrigazione d'Italia, svolge un ruolo fondamentale nell'agricoltura, nell'industria e nell'ambiente della regione. Abbiamo intervistato l'ingegnere Michele Marini, che ci ha offerto una panoramica dettagliata dei lavori di ristrutturazione nella zona Reno-Crevenzosa e della collaborazione con Mapei per garantire la qualità e la sostenibilità dell'infrastruttura.
Il Canale Emiliano-Romagnolo rappresenta un'infrastruttura cruciale per la regione, fornendo acqua per l'irrigazione, l'uso industriale, potabile e ambientale. Con una lunghezza di 150 chilometri, questo canale ha un impatto significativo su numerose province, tra cui Ferrara, Bologna, Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini. Tuttavia, mantenere e migliorare un'opera di tali dimensioni comporta sfide complesse. In questa intervista l'ingegnere Michele Marini ci guida attraverso le funzioni del canale, i problemi riscontrati e le soluzioni innovative adottate per garantire la sua efficienza e longevità. Scopriamo insieme i dettagli di un progetto di ristrutturazione che ha visto la collaborazione di Mapei, per migliorare la durabilità del canale nella zona Reno-Crevenzosa.
A cosa serve questo canale?
Il Canale Emiliano-Romagnolo è il più grande canale di irrigazione d'Italia, lungo 150 chilometri. Serve a vari scopi. Il principale è quello irriguo: l'acqua viene prelevata dal fiume Po e distribuita in tutta la pianura romagnola, interessando le province di Ferrara, Bologna, Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini. Ogni anno, distribuisce circa 350 milioni di metri cubi d'acqua per l'agricoltura, sfruttati per coltivare e sostenere l'agroalimentare di una delle zone più produttive d'Italia. Oltre a questo, il Canale Emiliano-Romagnolo ha altri scopi industriali, come l'alimentazione del polo chimico di Ravenna.
Inoltre, ha scopi idropotabili: l'acqua del canale alimenta due potabilizzatori, che distribuiscono acqua potabile nelle province di Ravenna e Rimini. Ogni giorno, fornisce circa due metri cubi al secondo di acqua per usi potabili. Infine, ha un uso ambientale: parte dell'acqua è utilizzata per le valli di Comacchio, alimentando questi bacini nei periodi di siccità, permettendo la vita di uccelli e fauna acquatica. In periodi di particolare siccità, l'acqua del canale è immessa nei torrenti per garantire il minimo deflusso vitale.
Questo progetto di risanamento riguarda solo una piccola parte del canale, nella zona Reno-Crevenzosa. Che problemi aveva?
Il primo tratto, lungo circa tre chilometri e mezzo, presentava problemi con le lastre. Tutto il canale è rivestito di calcestruzzo per minimizzare l'attrito, poiché l'acqua viene spinta da pompe. Le lastre prefabbricate di calcestruzzo, ormai vecchie, avevano problemi di carbonatazione, ferri scoperti e calcestruzzi degradati. Inoltre, in alcuni punti, il terreno retrostante era franato nell'alveo del canale.
Il progetto, dal costo di circa 7 milioni e mezzo di euro, prevedeva il risanamento delle sponde di terra, abbassandone il livello e risistemando i fossi laterali. Inoltre, si prevedeva il rivestimento completo del tratto con lastre di calcestruzzo armato elettrosaldato di 15 centimetri di spessore. Dopo l'appalto, l'impresa aggiudicataria, in collaborazione con Mapei, ha proposto di sostituire le reti elettrosaldate con fibre di plastica, migliorando la durabilità delle lastre di calcestruzzo.
L'intervento ha un nome complesso: stabilizzazione e ripristino dell’efficienza del primo tronco dell’adduttore principale. Cosa significa in termini semplici?
Il canale, in quel tratto, ha una sezione molto grande. Durante la costruzione, è stato scavato in campagna e la terra di scavo, circa 120.000 metri cubi, è stata accumulata ai lati del canale, formando argini rilevati che non avevano una funzione di contenimento dell'acqua. Questo peso sugli argini, una volta che le lastre erano deteriorate, ha generato movimenti franosi.
Il progetto ha previsto lo smantellamento di questi 120.000 metri cubi di terreno, riportando il canale al livello del piano campagna. Successivamente, è stato rifatto il rivestimento di calcestruzzo per stabilizzare le sponde, precedentemente instabili a causa del peso del terreno.
Per questo intervento sono state usate le Mapefibre ST 42, in sostituzione delle comuni armature metalliche di rinforzo. Perché questa scelta?
L'impresa appaltatrice, in accordo con Mapei, ci ha fornito una relazione tecnica che mostrava come le fibre di polipropilene, dosate con tre chili per metro cubo in una lastra di 15 centimetri, avessero caratteristiche meccaniche simili alle armature previste nel progetto. Abbiamo ottenuto un piccolo risparmio economico e i materiali sono stati testati quotidianamente presso l'Università di Bologna.
All'inizio, abbiamo riscontrato problemi di omogeneità delle fibre nel calcestruzzo, ma con varie prove abbiamo trovato un buon compromesso. È emerso che le fibre dovevano mescolarsi per almeno un'ora per una distribuzione uniforme.
Mapei ha fornito anche assistenza in cantiere? È soddisfatto della collaborazione?
Mapei ha fornito molta assistenza, soprattutto alla centrale di betonaggio che non aveva grande esperienza con calcestruzzi fibrorinforzati. Hanno collaborato con noi per ottimizzare il mix design e hanno effettuato visite in cantiere per garantire che tutto procedesse correttamente. Siamo stati molto soddisfatti del risultato finale.