Riken Yamamoto ha ricevuto il Pritzker 2024 per il suo approccio architettonico che unisce culture e storie attraverso opere innovative. Yamamoto è noto per promuovere la vita comunitaria e la trasparenza funzionale negli edifici, come dimostrano i suoi progetti in Giappone e all'estero.

A ricevere il Pritzker, assegnato ogni anno dal 1979 dalla Hyatt Foundation, è stato quest’anno Riken Yamamoto. Per la giuria l’architetto giapponese “mette in comunicazione culture, storie e cittadini di più generazioni con delicatezza, adattando le influenze internazionali e l’architettura modernista ai bisogni del futuro”. 
Sono ben nove gli architetti giapponesi prescelti dalla giuria del Pritzker, dalla vittoria di Kenzo Tange nel 1987, seguita nel 1993 da Fumihiko Maki e nel 1995 da Tadao Ando. Dal 2010, con la proclamazione a vincitori di Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, i prescelti sono stati Toyo Ito nel 2013, Shigeru Ban l’anno successivo e Arata Isozaki nel 2019. Eppure, nonostante la ricorrenza del Giappone nelle scelte della giuria, la scelta di Yamamoto è stata un po’ fuori dal coro e ha colto di sorpresa i bookmakers del premio.
Riken Yamamoto. Foto per gentile concessione di Tom Welsh e del Pritzker Architecture Prize.
Nato a Pechino nel 1945 e poi trasferitosi quasi subito a Yokohama, a sud di Tokyo, Yamamoto si è laureato in architettura nel 1968 alla Nihon University, specializzandosi poi alla Tokyo University of the Arts, dove ha conseguito il Master of Arts in Architecture nel 1971. Pochi anni dopo, nel 1973, ha inaugurato il suo primo studio, di cui è ancora a capo, il Riken Yamamoto & Field Shop. 
La sua carriera si è svolta prevalentemente in Giappone, dove ha anche insegnato in diverse università, ma anche in Cina e in Corea. Ha sempre viaggiato molto in Europa, in America, in Asia e in Medio Oriente. Alla base della sua visione architettonica c’è sempre stata, infatti, una forte curiosità per quello che c’è “al di là dei confini conosciuti” che, come recita la motivazione del premio, “sfuma i confini tra la dimensione pubblica e quella privata, moltiplicando le opportunità di incontro tra le persone, attraverso strategie progettuali precise e razionali”. 
Da citare l’unico suo progetto europeo, il centro congressi The Circle di Zurigo. Inaugurato nel 2020, è un imponente polo per l’ospitalità, gli eventi e il commercio realizzato a fianco dell’aeroporto della città. Si coglie qui la sua predilezione per la trasparenza, diventata negli anni un tratto caratteristico delle sue opere.
La stazione dei vigili del fuoco di Hiroshima Nishi incarna la predilezione di Yamamoto per la trasparenza. Foto per gentile concessione di Tomio Ohashi e del Pritzker Architecture Prize.

Un architetto per la comunità

Il primo progetto firmato da Yamamoto è stato, nel 1977, Villa Yamakawa a Nagano: gli spazi, caratterizzati da una terrazza coperta, sono immersi in un bosco verso il quale si affacciano senza barriere. 
Seguono poi complessi di edilizia popolare e una serie di edifici pensati per la committenza pubblica: strutture scolastiche, poli universitari, sedi istituzionali, caserme, musei. Come ricorda un passaggio della motivazione del premio “per Yamamoto un edificio ha una funzione pubblica anche quando è privato. Riken Yamamoto non è uno storico dell’architettura, ma impara dal passato così come dalle diverse culture. Come architetto non copia dal passato, ma adatta, riutilizza ed evolve”. 
Da citare inoltre la Saitama Prefectural University. Realizzata nel 1999, è composta da nove edifici che sono collegati tra di loro da un fitto sistema di percorsi, terrazze, aree verdi e cortili in modo da promuovere gli scambi e avere una continua connessione visiva tra gli spazi. 
Il progetto del Museo d'Arte di Yokosuka permette ai visitatori di contemplare il paesaggio circostante dalla terrazza sovrastante. Foto per gentile concessione di Tomio Ohashi e del Pritzker Architecture Prize.
Secondo Yamamoto “l’attuale approccio architettonico enfatizza la privacy, negando la necessità delle relazioni sociali”. Al contrario, la sua opera è sempre stata una difesa della vita comunitaria in una società urbana dove il valore della privacy è diventato primario. Per l’architetto una comunità, per essere tale, deve vedere i membri che la compongono sostenersi a vicenda. Un altro esempio di questo approccio è il complesso coreano per famiglie a basso reddito Pangyo Housing, inaugurato nel 2010.
Altro tema tipico della sua architettura è il concetto di trasparenza non funzionale a sé stesso o come mero artificio estetico, ma inteso come comprensione della funzione degli spazi interni. Esempio particolarmente calzante è la Nishi Fire Station, realizzata nel 2000 a Hiroshima. Qui tutto, a cominciare dalle pareti interne ed esterne, è in vetro e permette a qualsiasi osservatore di comprendere dall’esterno il complesso meccanismo che regola il lavoro di una caserma di vigili del fuoco. Una scelta progettuale e stilistica fatta anche per rafforzare la fiducia tra la comunità cittadina e i dipendenti pubblici dedicati al bene comune. 
Da citare anche il Yokosuka Museum of Art del 2006 per il quale ha vinto il Japan Institute of Architects Award. Il museo ospita gallerie e sale espositive parzialmente sottoterra e permette ai visitatori di contemplare il paesaggio circostante dai grandi spazi vetrati o dalla terrazza soprastante. 
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