L’azienda Cementos Portland de Lemona quest’anno ha festeggiato in grande stile i suoi 100 anni. Intervistiamo la direttrice dello stabilimento, Elena Guede e scopriamone di più.

Auguri per il vostro anniversario! Qual è il vostro segreto?

Per arrivare a questo traguardo abbiamo lavorato tanto prima di tutto su di noi, adattandoci a ciò che ci stava intorno, reinventandoci in ogni momento pur conservando la nostra personalità e la nostra identità. Non esiste una formula per il successo, esiste la volontà di fare bene, prevedendo i cambiamenti economici e legislativi che potrebbero avere un’influenza negativa e preparandosi alle nuove sfide.

 

Ci sono dei momenti nella storia dell’azienda che hanno costituito punti di passaggio importanti per la vostra attività?

Proprio in questi ultimi mesi abbiamo ripercorso la nostra storia cercando di ricapitolarne i momenti più importanti… sicuramente l’acquisizione del 1989 e l’elezione dell’allora Consiglio per mantenere l’azienda a livello famigliare e le prime esperienze fatte con combustibile alternativo e nel forno. Siamo stati i primi in tutta la Spagna a utilizzare gli pneumatici fuori uso e farine animali. Aver contribuito ad alcuni di questi momenti importanti per l’azienda mi riempie di orgoglio. Indubbiamente lo sviluppo di progetti innovativi ci ha portati a viaggiare per l’Europa e ad aprire la nostra mente, a migliorare l’impatto del nostro business sull’ambiente, riducendo drasticamente le emissioni nell’atmosfera di gas e di particelle di vario tipo e la diminuzione del rumore. Fondamentale è stato poi l’ingresso dell’azienda CRH, una scommessa decisiva che ci ha permesso di arrivare a festeggiare i nostri 100 anni.

La grave crisi del 2008-2009, che ha avuto un grande impatto in Spagna nel settore delle costruzioni, che effetto ha avuto su di voi?

La crisi ci ha colpiti molto. In quel momento facevamo parte del gruppo Cementos Portland Valderrivas, la cui produzione era concentrata maggiormente in Spagna. Il mercato ha iniziato progressivamente a contrarsi e ciò si è tradotto in una diminuzione della produzione e degli investimenti, per arrivare alla sospensione dell’attività dell’impianto. È stata una fase convulsa e difficile, durante la quale abbiamo perso dei clienti.

 

Come siete riusciti a rovesciare la situazione?

Il cambio di rotta è arrivato grazie all’acquisizione da parte di CRH, che ci ha permesso di tornare a tenere la fabbrica attiva tutto l’anno e di disporre un mercato nazionale e internazionale stabile, con una visione ottimistica nei confronti del futuro.

 

Lei è a capo dell’azienda da 4 anni, anche se vi lavora dal 1995. Quali obiettivi si è data per arrivare alla direzione dello stabilimento?

La mia nomina a direttrice della fabbrica è arrivata in uno dei momenti peggiori della compagnia: una fabbrica chiusa per 9 mesi, con capacità produttiva ridotta, uno sciopero in corso e la perdita di molti lavoratori. Era difficile prefissarsi obiettivi a medio e lungo termine, la priorità era risolvere i problemi del momento e garantire il funzionamento dell’azienda. Gli obiettivi che ci siamo proposti sono stati l’ottimizzazione dell’efficienza dei processi, la riduzione delle fermate dei forni e il raggiungimento di consumi termici ed elettrici al livello delle altre fabbriche europee del Gruppo, senza trascurare il consumo di combustibili alternativi e materie prime secondarie. Oggi possiamo dire di aver raggiunto questi obiettivi: la fabbrica di Lemona soddisfa gli standard più esigenti.

 

Come riesce a fare in modo che la rotta degli affari sia sostenibile nel tempo?

La sostenibilità di un modello da seguire per gli affari dipende in primo luogo dalla stabilità nei conti data dal mercato nazionale, a discapito dell’esportazione. La nostra fabbrica è già organizzata per raggiungere la produzione massima della sua capacità e contiamo anche di realizzare alcune modifiche all’impianto, come il cambio di pressa del clinker, per aumentare il rendimento e migliorare i costi di macinazione.

 

Elena Guede è stata la prima donna in Spagna a diventare direttrice di una cementeria. È orgogliosa di questo traguardo?

Non particolarmente orgogliosa se ci si riferisce solo al fatto di essere la prima donna in Spagna e nel Gruppo ma lo sono, e molto, di essere a capo di un team di persone coinvolte e responsabili che mi hanno permesso di raggiungere gli obiettivi già citati. Il nostro settore, non è un segreto, è sì prettamente maschile, ma proprio per quello ricoprire questo ruolo ti mette nella condizione di continuare a imparare e a fare meglio.

 

Come crede che dovrebbe reinventarsi il settore dell’edilizia per attrarre a sé più talento femminile?

I cambiamenti di questa portata richiedono tempo e un’evoluzione all’interno del settore. Ci sono sempre meno ostacoli al cambiamento: le imprese dispongono di piani di uguaglianza e le donne intraprendono sempre più frequentemente carriere ingegneristiche o tecniche. Questi cambiamenti sono anche culturali, e quindi diversi a seconda del paese, ma io credo che se le donne sono disposte a scommettere su una carriera tecnica di questo tipo, non ci sarà nulla che impedisca loro di raggiungere queste mete professionali.

 

Che influenza hanno la sostenibilità e l’innovazione negli affari?

La sostenibilità è nel DNA dell’azienda. Trovandosi la fabbrica di cemento nel centro di un paesino come quello di Lemona, il rispetto per l’ambiente e il contesto sociale sono vitali per la nostra sopravvivenza. Il nostro progresso economico è sempre andato di pari passo con investimenti ambientali, come i cambiamenti nei modelli di produzione e depurazione dei gas per garantire l’osservanza dei limiti più rigidi di emissione e di rumore. Dal 2000 disponiamo delle certificazioni ISO 14001. Siamo anche stati una delle prime aziende del settore ad adottare il sistema di gestione EMAS e dal 2003 pubblichiamo il Bilancio di Sostenibilità. Grazie a questo siamo stati pluripremiati a livello nazionale e internazionale. La sostenibilità è andata di pari passo con l’innovazione: siamo infatti pionieri nello sviluppo di progetti sulla gestione delle scorie, il controllo delle emissioni atmosferiche, lo sviluppo di nuovi prodotti di cemento e calcestruzzo e la riduzione al minimo delle emissioni di CO2, collaborando in programmi di innovazione a livello nazionale ed europeo negli ultimi 20 anni.

 

In che modo l’industria del cemento può evitare che alcune scorie terminino nelle discariche?

L’impegno dell’industria di produzione di cemento è fondamentale per la gestione delle scorie a livello mondiale. Quando i rifiuti non possono essere riutilizzati o riciclati, possono avere una seconda vita nelle cementerie.

Per fare un esempio, quando non è più possibile riutilizzare alcune plastiche come il film delle borse della spazzatura o altre plastiche di bassa qualità, è possibile prepararle adeguatamente e poi utilizzarle come combustibile nel forno del clinker, sostituendo altri combustibili fossili come il coke di petrolio. In questo modo è possibile evitare che esse siano depositate nelle discariche, dove rimarrebbero per 100 anni senza degradarsi.

Alla cementeria non dovrebbero arrivare scorie che possono ancora essere riciclate o riutilizzate, ma quelle scorie di cui si sono già valutate tutte le opzioni, e per le quali la fabbrica può portare una valorizzazione di materiale o energetica. Questo succede per esempio con gli pneumatici, le farine animali, le sabbie di fonderia o le scorie di acciaieria, tra gli altri.

 

Come descriverebbe la vostra esperienza con i prodotti Mapei?

Siamo stati una delle prime fabbriche in Spagna a effettuare delle prove industriali e a utilizzare gli additivi di macinazione Mapei. Fino a oggi questi prodotti hanno dimostrato di essere all’altezza delle nostre esigenze.

 

Per maggiori informazioni, consultate la nostra sezione dedicata C-ADD Mapei.

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