Intervista a
Giovanni Artuso
Artuso Architetti Associati
L'architetto Giovanni Artusi, che si è occupato della la progettazione definitiva ed esecutiva del Regium Waterfront, descrive le pecularità e le difficoltà di un intervento di grande portata

Insieme a Proger Spa, avete seguito la progettazione definitiva ed esecutiva del Regium Waterfront di Reggio Calabria. Quali difficoltà ha comportato in fase progettuale un intervento di questa portata?

La natura dello stato dei luoghi ha offerto al team di progettazione precisi elementi di complessità, che hanno contribuito alla concreta definizione degli interventi. Nello specifico e in via esemplificativa, si sono risolte interferenze legate alla presenza di una grande area ferroviaria dismessa laddove il progetto doveva prevedere, con riferimento al masterplan di Zaha Hadid, una grande area parcheggio a servizio della zona portuale, del Terminal Bus e del lungomare esistente. C’erano inoltre problemi legati alla presenza di torrenti che attraversano trasversalmente il lotto sfociando al mare. La presenza di tali corsi d’acqua (il torrente “Annunziata” e il torrente “Caserta) ha richiesto precise riflessioni circa il loro attraversamento e la progettazione di opportuni elementi di raccordo altimetrico con i percorsi pedonali. Tali aspetti sono stati oggetto di dialogo con gli enti coinvolti e in particolare con la Soprintendenza dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Il calcestruzzo architettonico effetto ghiaia a vista della scalinata monumentale è stato realizzato con MAPEI COLOR PAVING.

L’area è stata pensata per diventare un centro di aggregazione sociale nel tessuto urbano: come avete declinato il progetto tenendo presente questo obiettivo?

Il masterplan è stato formulato dopo un approfondito studio dei flussi afferenti alle diverse tipologie di mobilità. Era necessario eliminare i forti elementi di discontinuità e degrado che impedivano ai cittadini di fruire di significativi tratti nelle vicinanze della linea costiera. Il progetto, come è possibile evincere dalla fluidità delle sue linee curve principali, era teso ad eliminare tali discontinuità, modificando le linee dei flussi esistenti, riallacciando il lungomare di Reggio con la sua area portuale e generando nuovi elementi di collegamento, tra cui la scalinata monumentale che unisce i sistemi di piazze ad altezze diverse e il nuovo ponte in acciaio corten del torrente Annunziata. Nella filosofia del progetto, la risoluzione delle svariate criticità legate al tema dell’accessibilità e dei collegamenti, ha permesso di configurare nuovi spazi di sosta, osservazione, sport e ricreativi destinati a varie fasce di età. Al contempo, la flessibilità compositiva di tali spazi rende oggi possibile organizzare eventi programmati dalla Pubblica Amministrazione e dalle forze sociali e di “reinventare” costantemente le modalità di utilizzo degli spazi restituiti alla cittadinanza.
Il masterplan è stato formulato dopo un approfondito studio dei flussi afferenti alle diverse tipologie di mobilità. Era necessario eliminare i forti elementi di discontinuità e degrado che impedivano ai cittadini di fruire di significativi tratti nelle vicinanze della linea costiera.

Il masterplan è stato progettato dallo studio Zaha Hadid Architects. Cosa è rimasto del progetto iniziale e dello stile di Zaha Hadid in tema di forme, luce, colori?

Il team di progettazione ha operato nel solco del masterplan di Zaha Hadid Architects, tenendo fede alla concezione di questo significativo tratto costiero come elemento complementare a quello che auspichiamo a breve sarà il Museo del Mediterraneo (sempre progettato da Zaha Hadid Architects).
In quest’ottica, nell’ambito del progetto definitivo/esecutivo, si è mantenuto un alto grado di analogia formale con il masterplan originario, grazie al sistema di percorsi confluenti nelle due piazze con configurazione planimetrica a goccia, poste a quote altimetriche differenti. Nello stesso modo, per garantire il collegamento verticale, la scalinata monumentale tra i due slarghi è divenuta l’elemento di frizione originariamente concepito in fase di formulazione del masterplan, risolvendo con equilibro le tensioni compositive dettate dalla fluidità dei percorsi progettati.
Un elevato grado di analogia è stato mantenuto inoltre nella concezione dell’arredo minimale, sia in termini materici, mantenendo materiali quali il calcestruzzo secondo differenti tipologie di finiture, sia in termini cromatici, mantenendo il bianco delle sedute, coerente con il linguaggio minimale di Zaha Hadid e in sintonia con il bagaglio figurativo dell’architettura mediterranea, sia in termini formali, prevedendo sedute realizzate in opera in continuità con le fughe e i cordoli della pavimentazione, in piena coerenza con gli arredi previsti dal masterplan originario.

Mapei ha fornito prodotti per realizzare pavimentazioni in calcestruzzo architettonico effetto ghiaia a vista. Quali sono state le scelte progettuali in tema di superfici e pavimentazioni?

La scelta delle finiture è il risultato di un fruttuoso confronto con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della città di Reggio Calabria. A ciò si unisce la necessità di dare continuità materica alle soluzioni già messe in campo sul Lungomare “Italo Falcomatà”. In tal senso, scelte tecnologiche contemporanee dialogano con materiali del territorio come la Pietra “Reggina” largamente utilizzata (adoperata inoltre come inerte nel calcestruzzo architettonico effetto ghiaia a vista costituente le pedate della scalinata monumentale).

Alla luce di ciò, volendo coniugare tali aspetti con le scelte materiche proposte nel primo masterplan, le pavimentazioni in calcestruzzo architettonico contribuiscono a garantire gli effetti vibranti di quelle lapidee, pur mantenendo un alto grado di uniformità. Tali pavimentazioni sono inoltre state realizzate secondo cromatismi differenti, che evidenziassero le specifiche linee di progetto e valorizzassero i sistemi di percorrenza realizzati.

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Giovanni Artuso
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