Autore
Bruno Grillini
Direttore editoriale TSport e Sport&Impianti

L’evoluzione dell’impiantistica sportiva in Italia, tra pandemia e risorse del PNRR sul settore. Scopriamo lo stato degli impianti nel nostro Paese, dalle strutture più diffuse come campi da calcetto e palestre scolastiche, fino al boom del padel e alle criticità delle piscine pubbliche.

Gli ultimi cinque anni sono stati caratterizzati da notevoli contraccolpi sulla società e quindi anche sull’attività sportiva, e soprattutto sulle attività economiche ad essa collegate. La pandemia tra il 2020 e il 2021 ha bloccato l’intero settore dello sport e ha quanto meno rallentato i cantieri e le attività di realizzazione o manutenzione degli impianti sportivi.
Negli anni successivi, fino ad oggi, i finanziamenti connessi al Next Generation EU (in Italia gestiti attraverso il PNRR) hanno convogliato risorse e iniziative in specifici settori – fra cui quello sportivo – alterando il corrente andamento delle attività e degli investimenti, che manifesta un picco, evidente quanto temporaneo, fra il 2023 e il 2024.

La necessità di investimenti strutturali negli impianti sportivi

Va riconosciuto che l’efficienza e lo sviluppo del sistema sport non possono prescindere da una politica di investimenti finalizzati alla riqualificazione degli impianti esistenti, gravati da problemi di manutenzione e obsolescenza e da una disomogenea distribuzione territoriale. Con i fondi del PNRR una parte di questi investimenti è stata effettivamente avviata ma, è bene tenerlo presente, in modo non ancora organico e strutturale.
Il Mapei Stadium (Credit: Filippo Vinardi)

Lo stato attuale dell’impiantistica sportiva in Italia

Già dalla prima decade di questo secolo si assiste, comunque, ad un ampliamento dell’offerta sportiva da parte del singolo impianto (con opere di ristrutturazione, ampliamento, creazione di nuovi campi) più che all’apertura di nuovi centri sportivi, anche in considerazione di una rinnovata visione urbanistica che porta a limitare, nella pianificazione territoriale, il consumo di suolo. Con gli incentivi del PNRR questa tendenza si è andata ulteriormente accentuando.
In Italia si stimano circa 77mila centri sportivi e 35mila campi da calcio a 5

Le tipologie di impianti più diffusi

Se andiamo a vedere quali sono le tipologie di impianto maggiormente presenti in Italia, il campo di calcio a 5 (calcetto) è certamente il più diffuso (se ne stimano almeno 35.000 unità), spesso abbinato, nello stesso centro sportivo, con campi di diverse misure (a undici, a otto, a sette giocatori). Quelli che un tempo erano in erba naturale, se non addirittura in terra battuta, sono in corso di rapida trasformazione in campi con la superficie sintetica, o – per i campi a 11 – in naturale “rinforzato” col sintetico.
L’altra categoria ampiamente presente è quella degli impianti coperti multidisciplinari, la cui tipologia può andare dalla semplice palestra scolastica al palazzetto dello sport: stimabili in oltre 30.000 in Italia, sono decisamente in aumento, grazie soprattutto ai fondi europei che supportano anche l’integrazione negli istituti scolastici. Consentono tipicamente di giocare a basket e a volley sulla stessa superficie.

L’ammodernamento delle strutture per l’atletica leggera

Molto dinamico, oggi, è anche l’ammodernamento delle strutture per l’atletica leggera, risalenti spesso agli anni ‘70/’80 (ce ne sono circa 3.000): per essere riomologate dalla relativa Federazione necessitano del rifacimento del manto, per il quale sono a disposizione oggi materiali sempre più performanti.

Il tennis tra storia e rinascita, con il boom del padel

Merita un cenno a parte il tennis, uno sport che ha avuto nel nostro Paese alterne fortune. Una volta era considerato uno sport d’élite, ma con l’avvento di campioni come Nicola Pietrangeli, Panatta e Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, il pubblico cominciò ad appassionarsi e negli anni ‘70 lo sport divenne popolare, con la diffusione di circoli e campi. 
Dopo una fase di stanca in cui si cominciavano a trasformare i campi da tennis nei più remunerativi campi da calcetto, alla svolta del secolo i circoli di tennis hanno ricominciato ad ampliarsi. Oggi il tennis è seguito come molti altri sport – grazie anche ai risultati dei nostri atleti in campo internazionale – e si affinano le caratteristiche delle superfici di gioco che non si limitano più alla tradizionale “terra rossa”.
L’avvento del padel – un po’ come un tennis meno ingombrante dal punto di vista dimensionale – ha accentuato l’attrattiva dei centri sportivi che offrono sia l’una che l’altra opzione. Negli ultimi anni è l’investimento che più ha invogliato i gestori dei club privati: un boom che potrebbe essere giunto all’apice in attesa di un riflusso. Non dimentichiamo che si è acceso da poco l’interesse per un ulteriore sport di racchetta, il pickleball.

Le piscine e le difficoltà nella gestione

Quanto agli impianti per il nuoto, questi sono di più difficile inquadramento statistico, dato che si trovano sul territorio sia piscine destinate alla pratica sportiva, sia impianti ludici annessi alle più svariate strutture sportive, turistiche, ricettive, private.
Quelli espressamente dedicati allo sport del nuoto sarebbero in Italia circa 6.000. Si tratta in prevalenza di impianti pubblici, che richiedono una gestione onerosa e spesso – per quelli di meno recente costruzione – sono inadeguati dal punto di vista impiantistico e anche strutturale.
L’entità degli investimenti necessari è però tale che il parco stenta per il momento a rinnovarsi: laddove il mercato ne offre – attraverso iniziative di partenariato tra pubblico e privato – l’occasione, la spinta al rinnovo è data dall’ampliamento dell’offerta che non si limiti allo sportivo ma coinvolga tutta la famiglia.

Nuove tendenze e il confronto internazionale

Meritano ancora una menzione altri impianti in forte crescita, benché non ancora diffusissimi, come le strutture per l’arrampicata sportiva e i playground polivalenti messi a disposizione della cittadinanza in spazi pubblici.
Se fin qui abbiamo tracciato il quadro dell’impiantistica sportiva in Italia, dobbiamo riconoscere che nel resto del mondo la proposta di impianti sportivi multidisciplinari estremamente articolati ha una diffusione da noi sconosciuta.
Nei progetti più significativi è evidente la ricerca di una elevata sostenibilità ambientale, il tutto supportato da una politica attenta al valore sociale dello sport. Oggi cominciamo a incontrare anche in Italia gruppi stranieri specializzati nell’intrattenimento sportivo come concorrenti nelle gare di project financing, seppur frenati dalle lentezze della nostra burocrazia: un handicap che l’esperienza del PNRR ha provato a superare, con risultati ancora da valutare.
Autore
Bruno Grillini
Direttore editoriale TSport e Sport&Impianti
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