Dario Trabucco
Professore associato di Tecnologia dell’architettura presso l’Università IUAV di Venezia
I trend all'avanguardia e i problemi legati al cambio di funzione raccontati da Dario Trabucco, docente allo Iuav di Venezia

Parliamo di edifici alti, un tema che suscita un crescente interesse a livello di progettazione ma anche presso il grande pubblico. Perché si sceglie di costruire un edificio di questo genere nell’ambito di un intervento di rigenerazione urbana?

Ogni caso ha una ragione principale specifica, ma in generale possiamo individuare due motivazioni principali: una è quella di creare un cosiddetto landmark, un elemento caratterizzante che possa servire da simbolo, per il singolo sviluppo o in alcuni casi anche per l’intera città; l’altra è una motivazione di carattere più locale legata all’utilizzo del suolo, cioè la possibilità di accogliere all’interno di una porzione di spazio più ristretta tutte le funzioni necessarie per quell’area, restituendo alla città spazi verdi o luoghi di aggregazione. Per esempio, nel progetto di Park Associati di via Pola a Milano, che ha vinto il concorso del Palazzo Sistema della Regione Lombardia, un edificio basso verrà sostituto da una torre. Questo grattacielo rappresenterà un elemento puntuale di riqualificazione per quell’area e renderà possibile liberare superfici di terreno e realizzare un parco pubblico.  Dal punto di vista dell’opinione pubblica c’è stato un grande cambiamento negli ultimi anni: nella riqualificazione dello scalo di Porta Romana a Milano, per esempio, gli stessi comitati cittadini che erano stati consultati nelle fasi iniziali di progettazione dell’intervento hanno chiesto l’edificazione di edifici più alti proprio perché questi avrebbero consentito di liberare aree a livello stradale per funzioni pubbliche, aree verdi, spazi aperti. Si tratta di un cambiamento di prospettiva abbastanza significativo. 

Quali sono le tecnologie costruttive e di involucro più all’avanguardia attualmente in uso?

Negli ultimi decenni si sono sviluppati degli involucri sempre più complessi, diversi dalle superfici di vetro trasparenti che caratterizzavano la gran parte dei grattacieli fino agli anni 2000. Si stanno realizzando tipologie di involucro differenti, con superfici meno trasparenti, a volte anche con coperture vegetate e comunque con un rapporto diverso rispetto a quello che era il classico curtain wall. Un altro trend del momento è quello degli edifici in legno: qui l’involucro non è più costituito da superfici in vetro ma da grandi pannelli, in alcuni casi in legno ma comunque rigidi, che possono svolgere funzioni di controventamento all’interno di strutture con telaio in legno o misto, in acciaio o calcestruzzo e legno. L’involucro diventa pertanto più pesante e spesso più opaco.  Infine, dopo gli incendi che sono scoppiati in alcuni grattacieli a Milano, Londra e Dubai, si sta anche prestando più attenzione al tema del fuoco e quindi alla resistenza delle facciate sia nei confronti di incendi interni sia alla propagazione del fuoco lungo la facciata. 

Parliamo di progettazione degli interni e di vivibilità degli spazi: quali sono i temi sui cui si lavora, per aumentare il benessere di chi abita questi ambienti?

Negli edifici per uffici il tema principale è ormai quello della flessibilità. Da Lombardini 22 a Milano a tante altre esperienze progettuali, vengono progettati spazi completamente flessibili nei quali non esiste più lo spazio di lavoro tradizionale, con la scrivania assegnata a un dipendente. Ci sono uffici che ormai assomigliano più a lounge di aeroporti, con ampie superfici dedicate ad attività di riunione informale, conference call o altro. Questo è dovuto anche all’esigenza di riportare le persone negli uffici dopo la pandemia: molte realtà internazionali sono ancora al 40/45% rispetto a quella che era l’occupazione pre-pandemia. Servono edifici diversi rispetto al passato e questo ha un effetto, per esempio, sulla necessità di ascensori perché se un edificio prima mi serviva per 10.000 persone e adesso ce ne sono 4/5.000 le necessità di trasporto verticale sono significativamente ridotte. Il cambiamento nei carichi di servizi di trasporto verticale è pertanto significativo, così come quello degli impianti di condizionamento, i cui carichi variano molto a seconda dell’occupazione dell’edificio. 

E per gli edifici residenziali quali sono i temi su cui si lavora per gli interni?

Gli edifici alti residenziali fino a 30/40 anni fa quasi non esistevano, mentre ora stanno diventando una quota significativa. Dal punto di vista progettuale si cerca di realizzare spazi all’aperto, anche questo come conseguenza delle restrizioni dovute al Covid. Quasi tutti i grattacieli adesso hanno degli affacci all’esterno e delle terrazze, con spazi aperti più ampi e superfici maggiori. 

Si pone sempre più spesso il tema della riconversione e ristrutturazione degli edifici alti. Quali sono le criticità di questi interventi?

Le criticità sono dovute principalmente alle altezze interpiano, nel senso che gli spazi per ufficio moderni richiedono delle altezze per piano molto più alte rispetto a quelle degli edifici fatti negli anni 70/80 e da qui la necessità, come per esempio per la Torre Galfa di Milano, di riconvertire questi edifici ad altre funzioni, come alberghi e residenze. A mio parere i problemi più grandi si avranno negli edifici di grandi dimensioni. Per esempio, la Sears Tower di Chicago, l’ex grattacielo più alto del mondo, quando non sarà più competitivo sul mercato sarà un problema perché non si possono realizzare né residenze né alberghi su quella dimensione di piano. Si dovrà affrontare il problema della demolizione di questi edifici.  Sempre parlando di riconversioni da ufficio a residenza/albergo, dal punto di vista dell’involucro ci potrebbero essere dei problemi legati alla sua eccessiva trasparenza, che difficilmente si adatta a quelle che sono le esigenze delle residenze o degli alberghi, come per esempio la privacy. In quei casi si interviene con delle tende o con dei curtain walls diversi. Nel caso della Torre Galfa c’era un problema di conservazione, è una problematica molto italiana quella di voler mantenere la forma e l’aspetto. All’estero non si fanno problemi a cambiare il sistema d’involucro tradendo quella che era la riconoscibilità dell’edificio. L’anno scorso hanno realizzato un bellissimo intervento al Chicago Tribune Tower, che è stato riconvertito in un edificio per residenze con un intervento veramente molto ben pensato. 

Quanto un grattacielo può essere costruito in maniera sostenibile e contribuire a sua volta alla sostenibilità della città in cui è collocato?

Qui intervengono molti temi. C’è il tema del riutilizzo delle strutture preesistenti, perché bisogna sempre domandarsi se è il caso di demolire quello che ho oppure è il caso di reintegrarlo in una struttura edilizia diversa, salvando parte delle strutture, degli interni e del sistema di facciata.  Spesso questa corsa all’altezza ha portato gli edifici ad avere sopra di essi una guglia architettonica, come nel caso del Burj Khalifa di Dubai, in cui a quello che già sarebbe stato il grattacielo più alto del mondo hanno aggiunto 240 m di guglia, con un grande spreco di materiali. I nuovi strumenti di progettazione sostenibile che stanno per essere introdotti in gran parte dei Paesi europei imporranno dei limiti di anidride carbonica al metro quadrato e limiteranno le altezze eccessive, portando a scegliere soluzioni più semplici, con materiali anche riciclati. Quindi le tematiche sono il riutilizzo di strutture esistenti e la necessità di costruire il meno possibile e nella maniera più semplice.
Dario Trabucco
Professore associato di Tecnologia dell’architettura presso l’Università IUAV di Venezia
Tag
#architettura
Ti potrebbe interessare anche
Torre Velasca
Progetti
18/12/2023
Torre Velasca
La "cura" del passato con i nuovi materiali
Interviste
29/12/2023
La "cura" del passato con i nuovi materiali
Marina Tower
Progetti
10/11/2023
Marina Tower