Eravamo una stirpe senza futuro. I cambiamenti climatici ci stavano uccidendo. Le riserve di acqua e di altri elementi naturali utili per i nostri organismi stavano terminando.

Il responso degli scienziati era implacabile. Nel giro di due generazioni il nostro pianeta non avrebbe più ospitato la vita. È per questo che abbiamo cominciato ad osservare la Terra. Un pianeta a poca distanza da noi, solo 100.000 anni luce, con caratteristiche simili al nostro e popolato da strani esseri con quattro arti e il cervello collocato dentro una sfera nella parte alta del corpo.

Negli ultimi 500.000 anni gli abitanti della Terra si sono sviluppati parecchio. Li abbiamo osservati sempre con attenzione, dal primo fuoco acceso nella savana fino alle astronavi che hanno mandato in giro per il loro piccolo sistema solare. È così che una mattina che da noi dura più o meno 10 anni terrestri uno dei più giovani nostri studiosi ci riportò una notizia molto interessante. A nord del pianeta Terra, in una nazione chiamata Norvegia, avevano ultimato la costruzione di un’opera straordinaria: la più grande banca fitogenetica del mondo. Il luogo dove i terrestri potevano conservare due miliardi di semi.

La storia e il futuro delle colture. Fu un’illuminazione, ma tra noi iniziò una faticosa discussione. Se volevamo capire come avevano fatto a costruire un’opera così complessa e così adatta anche al nostro freddo pianeta dovevamo renderci visibili. Non lo avevamo mai fatto in tutti questi anni. Sarebbe stato sconvolgente per i terrestri vedere gli “alieni” (così ci chiamano) e confermare le credenze che da centinaia d’anni percorrono quel pianeta azzurro.

La soluzione ce l’ha data il giovane studioso che aveva scoperto la costruzione. Non serve un’azione pubblica disse. Sarebbe bastata la UTT, Underground Technology Team di Mapei. È così che abbiamo teletrasportato sul nostro pianeta 40 terrestri che lavorano per la Mapei. Una bella squadra. Dopo un primo momento di perplessità ci hanno spiegato come avevano fatto sulla Terra a sconfiggere il permafrost (la terra perennemente ghiacciata) e quali soluzioni tecnologiche avevano adottato per costruire quell’enorme caveau sottoterra. Additivi per il calcestruzzo, acceleranti di presa privi di alcali, ritardanti liquidi. Abbiamo ascoltato e preso appunti con attenzione.

Poi abbiamo iniziato a produrre anche noi quei materiali. Ma non ci venivano bene. C’era solo una soluzione. Costruire un’unità produttiva sulla Terra. E così abbiamo fatto. Da un paio d’anni al Polo Nord, abbiamo costruito insieme alla Mapei un centro di produzione. Ogni settimana da lì partono astronavi per il nostro pianeta. Sono invisibili. Solo una piccola vibrazione nell’aria manifesta la loro presenza. Non se n’è accorto nessuno. Io sono uno dei piloti. Trasporto sul mio pianeta il materiale per costruire un caveau di semi che salverà la mia gente.

Ogni volta che lascio la Terra per il mio viaggio tra le stelle provo un misto di orgoglio e di malinconia. Vi invidio. Avete le aurore boreali più belle dell’universo.

* In Norvegia, vicino ad Oslo, e precisamente a Sagstua, Mapei ha insediato la Direzione Centrale per tutti i paesi del Nord Europa, baltici compresi. In quell’area Mapei è presente an-che grazie all’acquisizione della Rescon As, società specializzata in ricerche e prodotti sottomarini. Con uno stabilimento tecnologicamente all’avanguardia per le malte e non solo, un centro di R&S per progetti in sotterraneo e subacqueo ed un moderno centro di formazione, Mapei in tutta l’area è divenuta da parecchi anni un punto di riferimento.

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