Venivo dalla Cambogia dove ero stata per un servizio fotografico sui cercatori di diamante nelle miniere del nord. Una vita durissima quella dei kmer che per pochi soldi s’infilano in cunicoli strettissimi scavando per dieci ore al giorno polverosa terra rossa alla ricerca delle pietre preziose.

Aspettavo il volo per Parigi ed ero nel grande e lussuoso aeroporto di Singapore. Avevo qualche ora di tempo e così ho preso il mio cellulare e ho cominciato a twittare mettendo sempre l’hashtag #singapore davanti ai miei commenti. Dimenticavo, vanto un bel po’ di follower non solo nel mio paese, l’Italia, ma anche in tutto il mondo. Sono giovane, carina, faccio reportage in tutti i continenti, ho molti amici sparsi qua e là. Normale. È però con una certa meraviglia che vedo un messaggio del resort Marina Bay Sands. È un invito a visitare la struttura e a pranzare in uno dei loro numerosi ristoranti. Rimango interdetta poi capisco. Questo è marketing raffinato.

Monitorano sulla rete tutti gli hashtag #singapore e con quelli che provengono da influencer ci provano. Vedono chi sei, ti invitano e sperano tu faccia qualche foto alla loro struttura e poi con i tuoi tweet si fanno pubblicità, gratuita o quasi. Bravi, niente da dire. E io rispondo di sì.

Una pazzia. Cambio il volo sfoderando uno dei miei migliori sorrisi a un addetto dell’Air France e prendo un taxi. È un’occasione unica per vedere il capolavoro dell’architetto Moshe Safdie (quello che ha progettato il Museo Memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme).

Sapevo che mi aspettava uno spettacolo straordinario, ma appena ci arrivo vicino resto lo stesso a bocca aperta. Tre torri di 55 piani collegate tra loro da uno sky garden di 10.000 metri quadri a 200 metri da terra. Sulla terrazza giardini tropicali, percorsi jogging e una piscina infinity di 150 metri di lunghezza. È la piscina il mio obiettivo.

Mi presento e mi accolgono a braccia aperte, ma appena chiedo di poter fare un salto in piscina per fare qualche foto mi dicono cortesemente che l’accesso è riservato agli ospiti dell’hotel. Se voglio prendere una suite... Guardo i prezzi, sorrido, meglio di no. Delusa di non poter fare foto in piscina sto per ringraziare e andarmene quando mi viene un’idea fulminante. Un amico mi aveva raccontato che molte parti della struttura sono state costruite utilizzando prodotti Mapei (impermeabilizzanti, posa di pavimenti e rivestimenti ecc.). Insomma dietro a quei marmi, ardesie, bambù c’era Mapei. E io di Mapei porto sempre con me l’agenda che mi faccio regalare ogni anno da quell’amico. La estraggo dalla borsa con noncuranza mostrando il marchio.

Miracolo. L’addetto che mi accompagna cambia espressione. È come se avessi esibito un passaporto diplomatico. Mi scorta davanti alla piscina, mi strizza l’occhio e mi dice in inglese “Signorina Mapei, resti quanto vuole e controlli pure tutto”. Da quel giorno per gli amici sono la signorina Mapei.

E quando faccio scali negli aeroporti più lontani aspetto inviti. E voi, cosa state aspettando?

* Lo stabilimento in Singapore, strategico per gestire la produzione verso tutto il Far East, è stato inaugurato nel 1989 ed ha permesso a Mapei di partecipare con successo a centinaia di progetti in tutta l’area orientale che in virtù delle leggi lo-cali le sarebbero altrimenti stati preclusi.

Rimani in contatto

Iscriviti alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle novità Mapei