Si chiama Kira. È bellissima. Mi sono innamorato di lei appena l’ho vista. Me lo ricordo benissimo quel giorno. Eravamo in quei giardinetti laggiù in fondo, vicino alla vecchia Fiera di Milano. L’ho vista arrivare con la sua andatura elegante e sognante al tempo stesso.

Si guardava intorno cercando un posto tranquillo dove riposare. Mi sono avvicinato e non ho perso tempo. Ho sfoderato il mio sguardo che non perdona e ho detto: “sono Jpeg piacere, tu come ti chiami?” La sua risposta è stata una risata. “Jpeg! Ma che razza di nome è?” “È il nome che mi ha dato quello del canile, un ragazzino flippato con l’informatica. Che vuoi. Dai se ci pensi non è male...e poi quando dici ‘razza’ cosa intendi”... E da quel giorno abbiamo fatto coppia fissa. È ora che mi presenti. Siamo due cani.

Taglia media. Meticci, simpatici e randagi. La strada è la nostra casa e la nostra vita. Nella zona siamo benvoluti. E come tutti quelli che vivono in strada siamo sempre informati su tutto. I negozianti, gli altri cani e qualche gatto ragionevole ci aggiornano sulle novità del quartiere. E da qualche tempo di novità ce ne sono state parecchie qui al Portello. Tutta la zona è stata riqualificata e sono sorti dei palazzi bellissimi.

Il progetto si chiama City Life. Bel nome. Io poi sono appassionato di costruzioni. Non so da dove mi deriva questa passione ma rimango delle ore a guardare gli umani che lavorano. Invidio il pollice opponibile e quello che si riesce a fare quando lo si possiede…

E di tutti i progetti di City Life, io ho seguito quello del giapponese, Arata Isozaki. Ho capito subito dai discorsi che orecchiavo dai manovali in cantiere che sarebbe stato tosto fare le fondazioni di quel grattacielo. Ci voleva un calcestruzzo speciale. Una miscela massiva che andava gettata in modo continuo. Poi mi sono tranquillizzato. Ho visto arrivare i camion della Mapei con l’additivo che avevano studiato apposta per questo lavoro. Poi, un giorno, mi hanno detto della notte. Sì, il primo getto di cemento sarebbe durato 35 ore. Fino a notte fonda. Uno spettacolo. Di potenza e di efficienza. Non ho avuto dubbi.

Era il momento perfetto. Ho detto a Kira che sarebbe stata una sera speciale. L’ho portata in cantiere, le stelle e la luna erano dalla mia parte. Con me avevo due costoline diciamo così “recuperate” dal macellaio della via accanto.

È lì, davanti ai getti di cemento con additivi Mapei, che ho chiesto a Kira se mi voleva sposare. Lei ha abbaiato di felicità ed io ho iniziato a scodinzolare impazzito. Ora avete capito che per noi la Torre Isozaki è qualcosa di speciale. Altissima, luminosa. Come se non finisse mai. Ci torniamo spesso io e Kira. Un po’ di nascosto per non disturbare. Ma noi ci andiamo per guardare in basso. Andiamo a trovare le nostre impronte di quella notte sul cemento nell’angolo nord del grattacielo. Sono il nostro simbolo d’amore. Ci sono ancora.

* La Torre Isozaki è stata la prima delle torri del complesso di City Life (che include anche le torri di Zaha Hadid e di Daniel Libeskind). Mapei è stata protagonista di tutto il progetto di City Life, dalle fondazioni alle residenze. Ma per Isozaki tutta la competenza e la voglia di superare se stessi di Ma-pei hanno raggiunto l’apice. È stato creato un laboratorio mobile con tecnici dell’azienda che hanno lavorato in collaborazione con tutta la manovalanza del cantiere 24 ore su 24 utilizzando materiali innovativi, riuscendo con successo a gestire questi enormi getti in continuo di calcestruzzo.

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