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Massimiliano Allegri e Francesco Acerbi
Massimiliano Allegri e Francesco Acerbi ricordano Giorgio Squinzi.

Massimiliano Allegri: una persona straordinaria

Porterò sempre con me il ricordo di una persona straordinaria, capace di contraddistinguersi in ogni occasione per umiltà e semplicità, le vere qualità di un grande uomo. Pensare all’importanza dell’imprenditore rapportata al modo che aveva di proporsi, di comportarsi e di relazionarsi con il prossimo fa veramente capire che tipo di persona fosse.

Una delle sue qualità che più apprezzavo era quella di saper mettere a proprio agio la persona o le persone che si trovava di fronte. Con lui ho avuto un rapporto splendido, che è andato ben oltre alla sola sfera professionale.

Ricorderò sempre quando lo incontrai su un volo per gli Stati Uniti, io ero con mia figlia Valentina, lui con la moglie Adriana, facemmo il viaggio insieme e passammo poi una bellissima serata a New York. Da quel momento, ogni volta che mi incontravano, entrambi non perdevano mai l’occasione per chiedermi di mia figlia, una cosa che mi faceva emozionare e che mi ha sempre fatto provare grande affetto per loro.    

Nel mio anno a Sassuolo, quando vincemmo il campionato conquistando la Promozione in Serie B, il Dottore non lo vedemmo tantissimo, erano i primi anni per lui con la società neroverde, aveva molti impegni legati alla sua attività imprenditoriale ma la sua vicinanza era sempre e comunque tangibile, riuscimmo a costruire un rapporto consolidato e per me bellissimo. Da lì in poi abbiamo continuato a sentirci, si parlava di calcio, di sport, ma anche di altro, per me è stato un privilegio aver avuto un rapporto del genere con una persona eccezionale come lui.

Massimiliano Allegri, Allenatore di Calcio

 

Francesco Acerbi: un legame oltre il calcio

Il dottor Squinzi lo ricordo come un grande uomo, non era una persona che parlasse tanto, poche parole anche negli spogliatoi. Ma non potevi non volergli bene, era una persona di grande umiltà e spessore, nella mia vita ho conosciuto poche persone così. Nonostante abbia creato un impero come Mapei è sempre rimasto umile, quando ti parlava non alzava mai la voce, con poche parole mirate riusciva sempre a cogliere nel segno. Avevamo un legame che andava ben oltre il calcio, forse anche per la malattia che ci ha accomunati. Quando si è trattato di trasferirmi alla Lazio, inizialmente voleva che restassi ma poi ha capito il mio desiderio di calciatore e mi ha dato il suo ok. Di certo se mi avesse detto no sarei rimasto per lui, per un senso di riconoscenza e di affetto nei suoi confronti.

Durante la mia malattia bastava un suo semplice messaggio per darmi una forza incredibile. Capivo che teneva a me. Lascia un vuoto incolmabile nel Sassuolo ma anche come imprenditore e come persona che era ben voluta e rispettata da tutti. Ricorderò per sempre le volte che ci siamo abbracciati magari per condividere una vittoria o anche solo un’emozione o un momento difficile e con gesti del genere le parole erano del tutto superflue.


Francesco Acerbi, ex calciatore del Sassuolo

 

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