I nostri incontri americani tra lavoro e gite in barca
Nick di Tempora, Presidente Onorario di Mapei Corp., ricorda Giorgio Squinzi.
Quando penso a Giorgio, apro le porte a una quantità enorme di ricordi che si sono accumulati in 40 anni di profonda amicizia.
Isolarne uno che riesca a rendere bene chi fosse e perché tutti lo amassero e rispettassero così tanto è davvero arduo.
Anche trovare un semplice aggettivo che lo identifichi mi sembra impossibile.
Giorgio Squinzi era semplicemente mitico. Quando periodicamente veniva in visita negli Stati Uniti era solito rivolgere un discorso ai dipendenti che lo ascoltavano commossi e partecipi. Le sue parole trasmettevano l'entusiasmo per la Mapei, il rispetto per il lavoro ben fatto, la volontà di procedere su una strada che dal vertice alla base ci accomunava.
Era un generale che arringava il suo esercito e noi lo avremmo seguito in capo al mondo se ce l’avesse chiesto.
Perché tutti sapevano che per lui venivano sempre prima le persone, che sapeva ascoltare senza imporre le sue opinioni, che sapeva mettere la verità al primo posto e all'occorrenza perdonare gli errori con umanità e compassione.
La sensazione che provavi parlando con lui era di essere un privilegiato. Ti veniva offerto spazio per esprimerti, fiducia, comprensione e gentilezza da una persona colma di pazienza e di buon senso.
Gli bastava uno sguardo per capire e in tutto, uomini o cose, trovava un valore, un pregio da considerare e rispettare. In tanti anni di amicizia non ho mai udito uscire dalla sua bocca una parola che non fosse colma di acume e gentilezza.
Era anche la persona più intelligente che abbia mai conosciuto. Quando assistevo alle riunioni nei laboratori, restavo ammirato dalle soluzioni che riusciva a trovare ai problemi, dalla sua competenza e duttilità, dalle idee geniali che magicamente tirava fuori quando servivano.
Era un uomo curioso, attento al mondo circostante, al progresso in tutti i campi, alle possibilità che diventavano realtà.
Per lui tutto questo si incarnava negli Stati Uniti che Giorgio ha sempre amato. Mi piaceva guardare il mondo in cui vivevo attraverso il suo entusiasmo, la sua curiosità, la sua ammirazione di fronte alle bellezze e alle novità americane. Dovunque mi spostassi a vivere c'era sempre un appartamento anche per lui, perché potessimo trascorrere un po’ di tempo insieme al di là dei pressanti impegni professionali in Mapei.
Ricordo una gita bellissima in barca con le nostri mogli ad Harbour Island in occasione di una sua trasferta in Florida. Durante la navigazione, il capitano aveva avvistato un’isoletta disabitata. Mentre noi quattro andavamo in esplorazione, lui aveva pescato delle aragoste e aveva cucinato degli spaghetti deliziosi e Giorgio, che adorava la buona cucina, ne era rimasto così contento… Era un uomo che amava la vita, aveva un cuore gentile e onesto, sapeva apprezzare la bellezza del mondo e le virtù degli uomini ed è questa immagine di lui quella che costudisco come ricordo più prezioso.