Bugno: le parole di Giorgio Squinzi cariche di buon senso
Ehilà Gianni, come va?
Così mi accoglieva il dottore quando di tanto in tanto mi telefonava, e lo faceva con buona regolarità. In verità lo facevo anch’io, ma meno, perché chi mi conosce lo sa: sono da sempre timido, riservato, un po’ troppo chiuso in me stesso, ma d'altronde sono fatto così e il Dottore che conosceva molto bene gli uomini e di conseguenza il sottoscritto, sapendolo mi anticipava.
Ehilà Gianni, come va?
E io che solitamente ero un po’ restio a raccontarmi, con lui mi lasciavo andare perché il dottor Squinzi ha sempre avuto questo potere con me e non solo con me.
Mi sentivo a mio agio, soprattutto gratificato dalle attenzioni di un uomo che ho sempre ammirato e invidiato per la sua grandezza e la sua saggezza. Per la sua immensa umanità. Per quel suo modo di metterti sempre a tuo agio, senza mai farti pesare quello che il Dottore di fatto era e rappresentava.
Perché Squinzi è stato un gigante.
Un capitano d’industria che ha saputo costruire un colosso mondiale e ricopriva con assoluta leggerezza una infinità di incarichi. Insomma è sempre stato un fuoriclasse assoluto, ma si è sempre rapportato con il mondo con leggerezza assoluta e sobrietà, cose che solo i grandi sanno fare.
Ehilà Gianni, come va?
Andava bene, dottore.
È andata bene per tanti anni, ma ora come si fa? Come faccio a non sentire più la sua voce, le sue chiamate, le sue parole sempre cariche di saggezza e buon senso?
Mi mancherà, caro Dottore. Eh sì, mi mancherà.