Niente era impossibile
Fare sentire le persone importanti: Rodolfo e Giorgio Squinzi rivivono nelle parole di Roberto Boselli, Responsabile Unità Produttive del Gruppo Mapei, che ripercorre gli oltre 40 anni di carriera professionale in un Gruppo internazionale che non ha mai scordato di mostrare il calore di una famiglia sempre presente.
Ho una sorta di pudore nel parlare del mio rapporto con il Dottor Squinzi perché, al di là di quello professionale cominciato quasi 42 anni fa, quando ero poco più che un ragazzo, c’è un legame di profondo affetto che si è andato consolidando nel tempo e che mi porterò sempre nel cuore.
Era il 1978 quando feci il mio colloquio di lavoro per entrare in Mapei. Lo stabilimento di Mediglia era ancora in costruzione ed era il momento nel quale l’Azienda stava per spiccare il suo grande balzo nel mondo e fare dell’internazionalizzazione uno dei pilastri della propria crescita. Di quel colloquio - quella manciata di minuti che potevano decidere il mio futuro e che io sapevo che dovevano essere spesi nel migliore dei modi – ho un ricordo indelebile.
L’incontro fu proprio con il Dottore e con suo padre Rodolfo Squinzi, il fondatore di Mapei. Capii subito che una stessa linea di pensiero sul futuro dell’Azienda li accomunava, ma soprattutto fui felice di vedere che entrambi avevano il dono di far sentire tutte le persone importanti.
Il carisma del Dottore nasceva da qui.
Sapeva motivare le persone che lavoravano al suo fianco e, soprattutto, aveva la pazienza di ascoltarle anche per risolvere insieme a loro le difficoltà che si presentavano.
Un carisma sorretto da precisi valori umani, talmente radicati che, come per contagio, si sono trasferiti col tempo a tutta Mapei. Con modi semplici e diretti sapeva coinvolgerti e spingerti a dare sempre il massimo in ogni occasione della vita.
Quando Mapei prese la squadra corse di ciclismo, il Dottore mi regalò una bicicletta da corsa della squadra e mi disse se volevo uscire la domenica con lui e il gruppo di fedelissimi cicloamatori che lo accompagnava, tra i quali alcuni miei colleghi. Io non avevo mai provato una bici da corsa, solo bici da città, e poi il mio sport era il calcio, da sempre. Ma, ovviamente mi unii a loro per un’uscita in Brianza. Mi raccomandai con il Dottore: “Dottore, guardi che non ho mai fatto una salita in vita mia!” e lui “non si preoccupi, niente d’impegnativo”, però già tutti sogghignavano! Mi portò a fare due salite di cui una, il Colle Brianza, che per un neofita era una cima invalicabile. Arrivai in cima per ultimo e stremato. Il Dottore era là che mi aspettava con gli altri e tutti ridevano come matti, ma lui di più e mi disse: “visto che non era poi impossibile!”.
In tutti gli anni nei quali mi ha sempre insegnato, sostenuto e spronato a dare il meglio, il Dottore è stato per me come un padre o un fratello maggiore. Di sicuro una figura maschile di riferimento importantissima per la mia formazione e che mi ha insegnato come muovermi nel mondo del lavoro e della vita, seguendo poche e semplici direttive: essere onesti, corretti, educati e sempre disponibili verso gli altri.
Sono questi i valori familiari trasmessi e condivisi da tutti noi e che costituiscono la base di quella che è diventata oggi un’azienda multinazionale conosciuta in tutto il mondo.
Le sue visite allo stabilimento di Mediglia, frequentissime nei periodi precedenti agli incarichi istituzionali rivestiti nell’ultimo periodo della sua vita, erano per me e per tutte le maestranze un momento di crescita professionale ma anche di gioia.
Conosceva tutti e con tutti aveva modo di scambiare due parole. Sono tanti gli aneddoti che, in questo momento di intenso cordoglio, mi tornano alla mente. Ma uno fra tutti è particolarmente vivido.
Dopo vent’anni di “attività stanziale” ho iniziato a girare per il mondo e l’11 settembre 2001 ero negli Stati Uniti proprio durante l’attacco alle Due Torri. Bloccato negli USA nei giorni successivi a quel disastro tentai di rientrare in Italia guidando verso il Messico, il Dottore e sua moglie Adriana mi telefonavano più volte al giorno per assicurarsi che stessi bene e per consigliarmi su come fare per rientrare in Italia. Sapere di appartenere a un Gruppo che non ti lascerà mai solo è importantissimo. Lo è ancora di più sentire il calore di una famiglia che ti è accanto nei momenti di difficoltà.
È anche per questo il che Dottore, adesso, davvero mi manca.